Gli studenti delle scuole superiori possono tornare in classe in base alle regole previste dall’ultimo Dpcm, cioè nella misura del 50% e fino al 75% nelle zone gialle e arancioni. È questo il parere degli esperti del Comitato tecnico scientifico che si sono riuniti d’urgenza su richiesta del governo per affrontare, ancora una volta, il nodo della riapertura della scuola. Domani, infatti, seppure alternati per rispettare la riduzione delle presenze, dovrebbero tornare in classe circa 650mila studenti delle superiori. Ma tra ordinanze delle Regioni, ricorsi al Tar e proteste, tutto è ancora in forse.
Nel corso dell’incontro, il Cts ha ribadito collettivamente l’importanza della ripresa della scuola in presenza ferma restando l’attenzione alla curva dei contagi. Le scuole vanno dunque riaperte e, sottolineano ancora gli esperti, se qualche presidente di regione decidesse diversamente, «se ne assumerebbe la responsabilità». Anche perché «stanno emergendo problematiche legate anche alla sfera psichica – spiegano gli esperti – nella popolazione giovane in età scolare e anche negli studenti delle università».
In quattro regioni è confermata la ripartenza delle superiori: sono Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Molise. Mentre Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Toscana e Abruzzo sono già partite o giovedì 7 o lunedì 11. La Campania riporterà in classe solo la terza elementare (ci sono già infanzia, prima e seconda). Per le altre è previsto un rientro tra lunedì 25 gennaio e lunedì 1 febbraio. Si sarebbe dovuti tornare in classe anche in Lombardia e Sicilia, ma essendo state dichiarate regioni in zona rossa, le superiori continueranno con la didattica a distanza. Classificata zona rossa dal governo, la provincia autonoma di Bolzano ha deciso di continuare con una presenza in classe minima del 50% fino ad un massimo del 75%.
Emblematico il caso della Lombardia: prima il governatore Fontana emette un’ordinanza con la quale prevede la chiusura delle superiori fino al 25 gennaio, poi interviene il Tar che sospende la decisione e dà il via libera per un rientro in classe per gli studenti delle scuole superiori, infine, sulla base dei dati dell’ultimo monitoraggio sulla curva dei contagi dell’Istituto superiore di sanità, un’ordinanza del ministro della Salute Speranza pone la regione in zona rossa. Il Tar ha avuto un ruolo determinante in due regioni: Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Nel primo caso ha sospeso l’efficacia dell’ordinanza dell’8 gennaio 2021 con cui il presidente Stefano Bonaccini aveva disposto la didattica a distanza al 100% per le scuole superiori fino al 23 gennaio 2021. Il ricorso era stato presentato da 21 genitori ed è stato accolto. Da lunedì riprenderanno dunque le lezioni in presenza al 50% delle scuole superiori. Nel secondo caso, quello del Friuli Venezia Giulia, il Tar ha accolto il ricorso presentato da genitori di studenti delle superiori e ha sospeso l’efficacia dell’ordinanza del 4 gennaio scorso del Governatore Massimiliano Fedriga che disponeva la chiusura delle scuole secondarie di secondo grado – con attività solo in didattica a distanza – fino alla fine del mese. Fedriga ha però deciso di andare muro contro muro. Risultato: una nuova ordinanza sulla didattica a distanza al 100% per le superiori dopo la sospensione da parte del Tar della precedente ordinanza.