La Pfizer ha ridotto di circa 165 mila dosi il nuovo invio di vaccini. L’azienda ha assicurato che si tratterà dell’ultima volta che succede: già da lunedì 25 dovrebbero tornare la consegna delle 470mila dosi previste. Ed entro metà febbraio si dovrebbero recuperare anche le 165mila perse. Fin qui la promessa. Che ieri è stata messa per iscritto seppur senza numeri e date precise. Una promessa che non convince il commissario all’emergenza, Domenico Arcuri: «Per noi – fanno sapere – il contenzioso non è affatto terminato. Anzi. Aspettiamo di vedere le dosi».
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Un taglio che penalizza alcune regioni rischiando di innescare un pericoloso meccanismo di rivalità. Quelle più piccole non perdono nulla: Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Umbria e Valle d’Aosta sono le uniche regioni che non avranno tagli nella distribuzione dei vaccini Pfizer-BioNTech. Ma altre regioni, come il Friuli Venezia Giulia si vedranno le dosi saranno dimezzate, mentre in Lombardia e Emilia Romagna ne arriveranno 25 mila in meno. Con il risultato che diverse regioni stanno rallentando il ritmo di somministrazione, dando la precedenza ai richiami. «Dal 19 gennaio in Friuli Venezia Giulia proseguirà il piano di vaccinazione solo per chi ha in programma la somministrazione della seconda dose, mentre verranno posticipate le vaccinazioni di chi si sottopone per la prima volta finché non vi sarà garanzia sui flussi di consegna dei vaccini», ha annunciato il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi dopo la notizia del rallentamento delle forniture.
La multinazionale americana ha risposto formalmente alle contestazioni del commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, che aveva minacciato azioni legali. Ma la mail di Pfizer non chiude certo il caso, perché resta sul vago: non indica una data precisa per la ripresa delle forniture a pieno regime. Il messaggio si limita a dire che «secondo le attuali informazioni le forniture saranno in linea con le previsioni». Nella struttura del commissario Arcuri il messaggio di Pfizer è stato accolto con una certa perplessità. Perché è vero, viene fatto notare, che «c’è una prima evidenza del cambiamento ma non si dice in modo chiaro che le consegne riprenderanno come previsto dal contratto». Una mancanza che «desta preoccupazione e lascia pensare che non ci siano le condizioni per considerare archiviata l’ipotesi di un contenzioso».
Da giorni in Italia c’è il sospetto che tagli e ritardi nelle forniture non siano dovuti ai lavori di potenziamento dell’impianto belga di Puurs, come sostiene l’azienda, ma al fatto che Pfizer dirotti parte delle fiale destinate all’Unione Europea verso Paesi extraeuropei, disposti a pagare di più. Arcuri non smentisce: «Non posso rispondere, le posso fare un sorriso» ha replicato in tv a una domanda sul punto. A smentire l’ipotesi, invece, è stata sempre la stessa Pfizer. L’azienda ribadisce che tutto è dovuto ai lavori di potenziamento dell’impianto in Belgio. E che, anzi, questi interventi sono necessari per aumentare la produzione del vaccino da 1,3 miliardi a 2 miliardi di dosi.
L’Italia, come ha ricordato ieri anche il professor Franco Locatelli, è partita benissimo con le vaccinazioni: «Tra Pfizer e Moderna – ha detto il direttore del Consiglio superiore di sanità – il Paese dovrebbe avere 9,5milioni di vaccini nel primo trimestre e 18 nel secondo. E con l’approvazione degli altri vaccini non ci sarà un problema in termini di numero di dosi». Il problema è che al momento tutto è sulle spalle di Pfizer. Moderna ha distribuito appena 47 mila dosi. Ne arriveranno 65 mila il 25 gennaio, 163 mila l’8 febbraio e 488 mila il 22.