Da una parte la necessità di rispettare il piano sanitario nazionale. Dall’altra i ritardi della multinazionale statunitense Pfizer. Questo è al momento la situazione preoccupante della campagna vaccinale italiana anti-Covid. A poco sono servite le minacce di azioni legali e le preghiere di «fedeltà al patto» lanciate dal ministro Speranza, ora l’Avvocatura di Stato cercherà di capire cosa è meglio fare. Come se non bastasse, dopo aver concluso la consegna dell’ultimo stock nella giornata di ieri con il 29% di fornitura in meno, Pfizer ha annunciato ritardi anche per la prossima settimana, con conseguenze inevitabili nella maggior parte delle regioni. Il rischio non è solo quello di far slittare la campagna vaccinale di diverse settimane ma anche di creare più di qualche problema nella somministrazione della seconda dose per i richiami, prevista 21 giorni dopo la prima.
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Il colosso farmaceutico avrebbe garantito il recupero del gap entro il 15 febbraio. Nei prossimi giorni è atteso anche un nuovo lotto di Moderna, con 66mila dosi. Il tutto in attesa che il 29 gennaio l’Ema si esprima sull’autorizzazione in commercio di AstraZeneca, per il quale sono già pronte milioni di dosi da destinare all’Italia. L’ipotesi avanzata nelle ultime ore è quella di un «magazzino nazionale» da cui attingere: chi ha di più presta a chi ha ricevuto di meno. Ma in questo meccanismo di solidarietà le Regioni più virtuose, che hanno conservato le scorte del 30% per la seconda dose, non nascondono preoccupazioni all’idea di svuotare i frigoriferi per aiutare chi rischia di trovarsi a secco.
La Lombardia, tra le più penalizzate, continua a subire un crollo di iniezioni giornaliere. Al Niguarda di Milano le dosi consegnate al 20 di gennaio sono state solo un terzo di quelle previste, a Como l’azienda sanitaria ha ricevuto solo metà delle dosi previste, mentre a Pavia si è scelto il blocco totale delle vaccinazioni per via delle zero consegne avvenute. Il risultato di tutto questo sarà un ritardo considerevole della seconda fase. «Sappiamo che dobbiamo modificare la programmazione rallentando le prime dosi per garantire a tutti il richiamo. I ritardi nelle consegne di Pfizer sposteranno la fine della prima fase dal 28 febbraio all’11 marzo». È quanto ha spiegato il coordinatore della campagna vaccinale in Lombardia Giacomo Lucchini, precisando quindi che slitterà l’inizio della campagna per le vaccinazione anti Covid agli ottantenni e ai cronici.
Il Veneto si è visto tagliare il 53% di fornitura. Con la campagna vaccinale tra le più avanti, oltre 107 mila dosi somministrate, ora Zaia non sa come andare avanti. «Ci servono 110 mila dosi per i richiami» ha detto il presidente. Il programma prudenziale di Zaia era stato annunciato già settimane fa ma ora le fiale messe da parte non bastano per far fronte all’emergenza. Tra una settimana, il piano entrerà ancora più in difficoltà.
Anche l’Emilia-Romagna è vittima di rallentamenti importanti. Nella Regione già lunedì erano cominciati i primi richiami per gli operatori sanitari. Lo stop è arrivato poche ore dopo non riuscendo più a garantire le prime somministrazioni. Chi si era prenotato ha visto saltare l’appuntamento. Il messaggio della Asl arrivato ai cittadini è stato quello di un rinvio a nuova data da destinarsi. Il presidente Stefano Bonaccini ha annunciato un «riequilibrio della distribuzione dei vaccini Covid tra territori», sperando di poter confidare su un riassetto del piano nazionale.
La Provincia automa di Trento è stata tra quelle più penalizzate dalla mancata consegna delle dosi vaccinali da parte di Pfizer, come ha spiegato l’assessore alla Salute, Stefania Segnana. «Abbiamo registrato un meno 60% di dosi. Non si è capito in che modo e su quali numeri e criteri Pfizer abbia deciso questa riduzione. I questo momento riusciamo a garantire la continuità delle vaccinazioni a coloro che già si erano prenotati, compresi i volontari, e poi cominceremo con le seconde dosi. Perciò quelle programmate riusciamo a garantirle. Nel frattempo stiamo programmando la vaccinazione degli anziani che sono in lista per entrare nelle Rsa e dovremo garantire a tutti gli ospiti la seconda dose per poter far riprendere le visite dei famigliari».
Il Lazio riuscirà a reggere ma ancora per poco. Potrà proseguire le vaccinazioni almeno per un’altra settimana, ma se il ritardo dovesse andare oltre rischierebbe di far saltare la fase due della campagna vaccinale. Il 1° febbraio si comincerà con le iniezioni e lì le scorte finora utilizzate non basteranno più. «Questa modalità a singhiozzo sta creando non pochi problemi organizzativi» ha detto l’assessore alla Salute Alessio D’Amato, «potremmo vederci ritardare il piano programmato fino a due mesi». In Regione ci sarebbero dosi di vaccino pari a un terzo di quelle ricevute finora, e cioè 50 mila. Il magazzino garantisce l’autonomia a 14 giorni, dopo i quali lo stop alla campagna sarebbe inevitabile. Il rischio è quello di non somministrare la prima dose ai 470 mila over 80, ma anche di non riuscire a garantire 1 richiamo su 2 per chi è già stato vaccinato.
Anche la Campania ha visto la consegna della fornitura da parte di Pfizer procedere a singhiozzo. Il sistema sanitario regionale è stato in grado di dare il via comunque ai secondi richiami, avendo conservato una discreta quantità di fiale dai precedenti arrivi. Ma tra non molto il problema sulla percentuale di vaccino a disposizione dei magazzini si presenterà: «Prima il 70% delle dosi era da somministrare ed il 30% da conservare» ha spiegato il responsabile campano delle Politiche del farmaco, Ugo Trama, «ora è esattamente il contrario. Con i ritardi dovremmo conservare il 70%, al fine di essere sempre pronti per la seconda dose». Un’inversione completa di strategia dunque per riuscire ad affrontare settimane che si annunciano già difficili. «La campagna non si interromperà ma è previsto un rallentamento» ha ribadito il presidente De Luca.
In Puglia il taglio è del 30%. «Dobbiamo adattarci ad un 30% in meno nelle prossime settimane e rallentare» ha detto l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco. «Questo però non vuol dire posticipare l’uscita dal Covid: con Pfizer non l’avremmo avuta garantita in ogni caso». Dai picchi di 5 mila somministrazioni al giorno ora si è passati a 1.600 in 24 ore, una brusca frenata che il sistema sanitario regionale ha deciso per far fronte a ritardi di Pfizer e garantire almeno i richiami.
La Toscana, con il 36% di dosi in meno, dichiara di non avere grandi problemi. L’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini ha fatto riferimento alla strategia preventiva adottata finora e alle dosi messe da parte che al momento garantirebbero il proseguo indisturbato della campagna. Con il 79,3% di dosi somministrate la sospensione della prima somministrazione sul territorio è durata soltanto tre giorni per poi riprendere a pieno ritmo. «La somministrazione sarà garantita fino a fine gennaio» ha continuato l’assessore, «e la fornitura della prossima settimana, seppur decurtata, ci consentirà di arrivare fino a fine febbraio». Anche il Piemonte non è preoccupato. «Il ritardo nelle consegne di Pfizer non ci ha fermati e non incide in alcun modo sulla nostra campagna vaccinale contro il Covid» ha detto il governatore Cirio. Il Piemonte conta l’89,5% di dosi somministrate. La campagna ora andrà avanti con il via per gli over 80 previsto per il 30 gennaio.