I tagli alle forniture di vaccini anti-Covid da parte di Pfizer e AstraZeneca costringono l’Italia a riscrivere il piano vaccini. Se tutto andrà bene, a fine marzo avremo vaccinato 7 milioni e mezzo di italiani, tutti i medici e il personale sociosanitario, gli ospiti e gli operatori delle Rsa, gli over 80 e i pazienti fragili. Per sessantenni, insegnanti, forze dell’ordine, detenuti i tempi si allungano di chissà quanto. Un obiettivo quasi dimezzato rispetto a quanto previsto dal piano strategico di vaccinazione del ministero della Salute che allontana anche il raggiungimento di quell’immunità di gregge per cui l’asticella è stata posta ad almeno il 70% della popolazione vaccinata.
AstraZeneca ha promesso che, se questa settimana arriverà il via libera dall’agenzia europea dei medicinali, comincerà a consegnare il suo vaccino in Italia dal 15 febbraio. Dovrebbero arrivare 1,1 milioni di dosi a febbraio e 2,3 a marzo. Una sforbiciata non da poco se si considera che la prima versione del piano vaccinale nel primo trimestre di quest’anno riportava consegne per oltre 16 milioni di dosi. Una cifra che, qualche settimana fa, era state preventivamente ridotta a 8 milioni.
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Non va meglio con Pfizer-BioNTech. Dopo il taglio delle forniture del 29% della settimana scorsa e quello del 20% per l’inizio di questa settimana, l’azienda ha promesso che non ci saranno nuove riduzioni. Moderna ha appena cominciano le consegne, ma i numeri previsti sono bassi: 1,3 milioni di dosi entro marzo. Mentre Curevac sembra ancora lontano dall’autorizzazione e quindi mancano all’appello altri due milioni di dosi entro marzo. Il risultato è che nel primo trimestre di quest’anno dovremmo avere 15 milioni di dosi contro i 28 milioni indicati nella prima versione del piano vaccinale. La metà. E se non ci saranno sorprese positive rivedere i programmi è inevitabile.
Il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, ha confermato l’intenzione di procedere per vie legali contro i ritardi nelle consegne del gruppo statunitense Pfizer. Domani l’Avvocatura dello Stato avrà terminato gli approfondimenti giuridici e l’Italia procederà contro l’azienda Usa su tre canali: una diffida per inadempimento da presentare in Italia, un esposto ai pm per potenziale danno alla salute e una richiesta a nome del governo italiano e delle regioni al foro di Bruxelles per inadempimento.
Se le riduzioni alla produzione e consegna dei vaccini destinati all’Italia si dovessero protrarre per i mesi a venire, il target dell’immunità di gregge rischierebbe di essere rimandato al 2022. E a farne le spese saranno in primis le persone con più di 80 anni, le più colpite dalla pandemia. Molte regioni hanno già ufficializzato il rinvio delle somministrazioni a febbraio. In alcuni casi, si andrà direttamente a marzo. Dovranno quindi aspettare le altre categorie: i 13,4 milioni di italiani tra i 60 e i 79 anni, i 7,4 milioni con almeno una comorbilità cronica, forze di polizia, personale delle carceri e detenuti, e anche gli insegnanti, per cui nelle ultime settimane s’era fatta sempre più concreta l’ipotesi di anticipare i tempi per riaprire in sicurezza le scuole.