L’Europa si muove per fare chiarezza sui vaccini tra possibili azioni legali e pressioni affinché i produttori mettano un rimedio ai ritardi annunciati nella consegna delle dosi. È stato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ad aprire per primo a ricorsi giudiziari e alle penalità affermando che la Ue intende «far rispettare» i contratti firmati. Mentre la Commissione Ue sta lavorando per istituire un registro di trasferimenti dei vaccini fuori dall’Ue, per capire se le case produttrici stiano consegnando i vaccini destinati ai Paesi dell’Unione altrove.
Dopo le esitazioni nella prima fase della pandemia, infatti, la Commissione Ue di Ursula von der Leyen ha recuperato terreno, coordinando la risposta europea al Covid e soprattutto negoziando a nome dei Ventisette i contratti per le forniture dei vaccini con sei case farmaceutiche, strappando prezzi e condizioni i vantaggio per la fornitura di 2,3 miliardi di dosi. Ora però i ritardi iniziano ad allungare ombre su questo lavoro di Bruxelles. Mentre l’Italia ha annunciato possibili azioni legale, anche Bruxelles si muove per individuare quale sia la ragione dietro i rallentamenti nelle consegne da parte di Pfizer, a cui si è aggiunto l’annuncio di un taglio ‘preventivo’ da parte di AstraZeneca.
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Bruxelles conta di mettere in campo il registro, chiamato «schema di trasparenza», in una settimana circa. Secondo fonti Ue la Commissione si prepara a registrare quali produttori forniscano quante dosi di vaccini prodotti nell’Ue a Paesi terzi. In più, i produttori avrebbero bisogno di un permesso per esportarli. Ottenerlo non dovrebbe essere un problema per le esportazioni a fini umanitari.
Il fatto che gli stabilimenti produttivi europei si debbano occupare anche delle consegne per il resto del mondo era già stato sottolineato dal ministero della Salute tedesco la scorsa settimana. Berlino, rispondendo a un’interrogazione di alcuni parlamentari Spd, spiegava che per via di un ordine esecutivo dell’ormai ex presidente Usa Donald Trump, le strutture produttive di vaccino presenti negli Stati Uniti sono «inizialmente tenute a rendere disponibili i vaccini per le forniture destinate agli Usa». Quindi gli impianti di produzione europei di Pfizer-BioNTech e Moderna, tra gli altri, «garantiscono l’approvvigionamento per il resto del mondo oltre che per l’Europa». In pratica, mentre gli stabilimenti statunitensi si occupano solo degli Usa, quelli europei si devono occupare dell’Ue ma anche degli altri Paesi fuori dall’Unione. Da qui la volontà da parte del governo tedesco di «avviare colloqui con la nuova amministrazione Usa» per ottenere delle modifiche a questa politica.