Le possibilità che Donald Trump venga condannato al processo di impeachment sono quasi nulle. È la realtà emersa dalla schiacciante maggioranza, 45 su 50, con cui i senatori repubblicani si sono espressi a favore dell’incostituzionalità del processo. Un “test politico” che lascia presagire come andrà a finire: sebbene la maggioranza del Senato abbia respinto la mozione sull’incostituzionalità dell’impeachment, la compattezza con cui i repubblicani si sono schierati a favore rende quasi un miraggio la super maggioranza (67 su 100) necessaria a condannare l’ex presidente per incitamento all’insurrezione del 6 gennaio a Capitol Hill.
La Camera statunitense ha trasmesso gli atti dell’impeachment contro l’ex presidente Donald Trump al Senato, dove si terrà il processo a partire dall’8 febbraio. Trump è accusato di avere «istigato l’insurrezione» di centinaia di propri sostenitori, che il 6 gennaio avevano attaccato il Congresso statunitense mentre certificava l’elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti. A metà gennaio la Camera aveva già approvato l’istituzione di un processo per impeachment con 232 deputati a favore e 190 contro. Trump era quindi diventato il primo presidente a essere messo sotto impeachment per due volte.
Per condannare Trump, in Senato i Democratici avranno bisogno dell’appoggio di 17 Repubblicani. Anche il presidente Biden ha detto di non credere che ci saranno i voti sufficienti per arrivare a una condanna: «Trump si salverà: il Senato è cambiato da quando c’ero io, ma non così tanto». Ma comunque il processo «va fatto», anche se questo potrebbe ritardare l’attuazione della sua agenda legislativa e la conferma al Senato dei suoi candidati al governo. «Avrebbe un effetto peggiore se non si facesse», ha evidenziato Biden.
Tra i voti necessari a condannare Trump c’è anche quello di Mitch McConnell, il vero ago della bilancia del processo. Il leader dei repubblicani nei giorni scorsi aveva lanciato un inatteso messaggio di apertura sull’impeachment: aveva detto di «considerare l’incriminazione», accusato Trump di «aver provocato la rivolta» e lasciato i senatori del suo gruppo «liberi di votare secondo coscienza». Adesso McConnell ha votato a favore dell’incostituzionalità del processo. Segnale chiaro: il processo si concluderà con l’assoluzione di Trump dall’accusa di aver incitato la rivolta del Campidoglio del 6 gennaio.
Di fronte all’incontrovertibilità dei numeri, si fa strada un’ipotesi alternativa all’impeachment: quella di “censurare” Trump con una risoluzione bipartisan. Su questa strada si stanno concentrando gli sforzi del senatore democratico Tim Kaine e della repubblicana Susan Collins, che secondo il sito Axios stanno sondando i senatori dei rispettivi partiti per mettere a fuoco una strategia condivisa. La soluzione, meno grave rispetto all’incriminazione, permetterebbe di chiudere il procedimento in tempi più brevi e allentare la tensione tra i due partiti. Alcuni democratici sarebbero disposti a cambiare rotta solo a patto che almeno 10 senatori repubblicani si impegnino pubblicamente a sostegno della risoluzione di censura, garantendo così un margine necessario di 60 voti.