L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha dato parere favorevole per l’autorizzazione e l’utilizzo del vaccino contro il coronavirus sviluppato dalla società farmaceutica britannico-svedese AstraZeneca, in collaborazione con l’Università di Oxford. « È una notizia incoraggiante. La battaglia contro il virus è ancora complessa, ma avere a disposizione un altro vaccino efficace e sicuro ci da più forza nella campagna di vaccinazione”, ha scritto su Twitter il ministro della Salute Roberto Speranza.
L’uso è raccomandato nei maggiori di 18 anni e senza limiti per i più anziani, anche se l’Agenzia ha segnalato la mancanza di dati certi sull’efficacia oltre i 55 anni di età: «La maggior parte dei partecipanti ai test condotti aveva un’età compresa tra i 18 e i 55 anni. Non ci sono ancora abbastanza risultati nei partecipanti più anziani (oltre i 55 anni) per fornire una cifra su quanto bene funzionerà il vaccino in questo gruppo. Tuttavia, è prevista protezione, dato che una risposta immunitaria è stata osservata in questo gruppo di età e sulla base dell’esperienza con altri vaccini. Poiché esistono informazioni affidabili sulla sicurezza in questa popolazione, gli esperti scientifici dell’Ema hanno ritenuto che il vaccino possa essere utilizzato negli anziani».
AstraZeneca aveva fatto richiesta per ottenere l’autorizzazione all’uso del vaccino in Europa lo scorso 12 gennaio e ora ci si attende che la Commissione Europea lo autorizzi nel giro di poco tempo. La raccomandazione di Ema è arrivata dopo una serie di problemi durante la fase di sperimentazione, ma soprattutto dopo un teso confronto tra la Commissione e l’azienda, per il taglio della fornitura di dosi destinate ai Paesi dell’Unione nel primo trimestre di quest’anno e stimato tra il 60 e il 75%. AstraZeneca e Oxford avevano dapprima annunciato una efficacia del 90%, poi avevano chiarito che quella percentuale era relativa alla somministrazione di una dose e mezza di prodotto, e che con due dosi il risultato si abbassava al 70%. Il prodotto era stato poi sottoposto a una nuova sperimentazione, dopo che i dati preliminari sulla fase 3 avevano suscitato più di una perplessità nella comunità scientifica internazionale.
Nei giorni scorsi AstraZeneca aveva annunciato che non sarebbe stata in grado di produrre le dosi richieste dalla Commissione nei tempi pattuiti, con tagli alle consegne. I tagli sono stati contestati duramente dalla Commissione Europea, che aveva quindi chiesto ad AstraZeneca di fornire maggiori dettagli sulle cause dei ritardi e in generale sulla produzione e distribuzione dei vaccini. La Commissione Europea aveva stretto con AstraZeneca un contratto da 300 milioni di dosi (più un’opzione su altri 100 milioni), prenotandole prima che emergessero i dubbi sull’efficacia del vaccino e le notizie sugli errori nella gestione dei test clinici. A causa di questi ritardi, in Italia entro fine marzo dovrebbero arrivare circa 3,4 milioni di dosi rispetto ai 16 milioni inizialmente previsti, condizione che farà ritardare di almeno un mese la campagna vaccinale.
Dopo alcune riunioni con i responsabili di AstraZeneca, le autorità europee avevano accusato l’azienda di non rispettare i patti, sollevando l’ipotesi che i suoi dirigenti avessero deciso di privilegiare le consegne ad altri paesi dove erano riusciti a vendere il vaccino a prezzi più alti. Senza citarlo, il paese principalmente indiziato sembrava essere il Regno Unito, che aveva autorizzato il vaccino di AstraZeneca lo scorso 30 dicembre. Oggi l’Unione Europea ha pubblicato il contratto con AstraZeneca: molte informazioni sono state oscurate, ma da alcuni passaggi si capisce che l’azienda farmaceutica non è stata molto trasparente nel gestire la riduzione dei vaccini.