Il vaccino contro il coronavirus sta dando gli effetti desiderati e attesi, soprattutto in Israele dove la campagna di immunizzazione è tra le più avanzate. Oltre un terzo della popolazione in Israele (9 milioni in tutto) ha ricevuto almeno una dose del vaccino di Pfizer-BioNTech, e circa il 20% degli abitanti ha già completato la vaccinazione ricevendo anche la seconda dose. Israele è di gran lunga il paese in cui la campagna di vaccinazione di massa è proceduta più speditamente, al punto da essere diventato una sorta di grande laboratorio per valutare l’efficacia del vaccino più impiegato finora negli Stati Uniti e nell’Unione Europea.
Israel: Early signs of vaccine effectiveness on pandemic dynamics
The 60+ years old (first to vaccinate), in the past 3 weeks:
~41% less cases
~31% less hospitalizations
~24% less critically illPreprint (1st rushed version): https://t.co/0v1N3jg22v
*** Not peer reviewed *** pic.twitter.com/Y5hcsPNec2
— Eran Segal (@segal_eran) February 3, 2021
Secondo un’analisi realizzata presso l’Istituto Weizmann per le Scienze (Rehovot), i casi di Covid-19 stanno diminuendo in modo significativo tra le persone con più di 60 anni di età, tra le prime interessate dalla campagna vaccinale in Israele .«La magia è iniziata» si è spinto a dichiarare su Twitter Eran Segal, ricercatore dell’Istituto Weizmann. Ed elenca i dati positivi tra gli over 60 nelle ultime tre settimane: calo del 41% di nuovi contagiati dal Covid-19, meno 31% di ricoveri, meno 24% di malati gravi. I ricercatori ritengono che sia stato il vaccino ad avere questi effetti positivi rispetto al lockdown deciso a fine dicembre dal governo israeliano e poi reso ancora più severo a inizio gennaio. Un ulteriore miglioramento dei dati nelle prossime settimane dovrebbe fornire conferme a queste prime valutazioni, che vanno naturalmente prese in considerazione con qualche cautela.
Israele ha potuto vaccinare così in fretta anche grazie a una massiccia fornitura di dosi da parte di Pfizer-BioNTech. Nei mesi scorsi il governo israeliano aveva infatti stretto un accordo per avere forniture ingenti, in cambio di una collaborazione scientifica per fornire più dati alle due aziende farmaceutiche, utili per analizzare l’andamento del vaccino nella comunità e confrontare i dati con quelli ottenuti nei test clinici. Sui risultati della campagna vaccinale in Israele stanno inoltre influendo altri fattori. Il governo ha chiuso l’unico aeroporto internazionale del paese lo scorso 24 gennaio, quando ormai si erano già diffuse alcune varianti che sembrano rendere più contagioso il coronavirus.
Dal 20 dicembre sono state somministrate oltre 5 milioni di dosi su una popolazione di 9 milioni di abitanti. Il 65% delle persone con più di 60 anni ha ricevuto entrambe le dosi del vaccino di Pfizer-BioNTech. La prima dose è stata distribuita a meno di un terzo degli individui con più di 30 anni, ritenuti meno a rischio nel caso in cui sviluppino i sintomi da Covid-19. Il ministero della Sanità punta a immunizzare i due terzi della popolazione (esclusi i minori di 16 anni) entro la fine di marzo.