Salvini folgorato sulla via di Bruxelles. Per opportunità politica o per reale convincimento, il leader della Lega ha messo in atto una repentina svolta europeista dopo la scelta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di dare l’incarico a Mario Draghi di formare un governo di «alto profilo». Lui nega tutto parlando di pragmatismo, eppure fino a poco tempo fa i giudizi di Salvini sull’Unione europea erano molto diversi. «Io convertito all’europeismo? Lascio volentieri agli altri le etichette: europeista, antieuropeista, fascista, comunista. Io sono una persona molto pragmatica e concreta», ribatte Matteo Salvini dai microfoni di Radio24 a chi gli chiede conto della svolta nella Lega.
Un primo effetto l’incarico a Draghi l’ha avuto.
Salvini è diventato europeista in 24 h.— Andrea Orlando (@AndreaOrlandosp) February 6, 2021
Salvini aveva cominciato le consultazioni con Draghi con un aut aut: «O la Lega o il M5s». Poi nel giro di pochi giorni è sceso rapidamente a più miti consigli e s’è presentato al primo incontro con Draghi a mani basse: «Non poniamo condizioni, siamo a disposizione». Fino alla svolta sui migranti. «Sul tema immigrazione noi proporremo l’adozione della legislazione europea. A noi va bene che l’immigrazione in Italia sia trattata come è trattata in Francia, piuttosto che in Germania. Con le stesse regole». Così Matteo Salvini decide di accantonare le polemiche sui migranti, uno dei cavalli di battaglia della Lega. Il cambio di passo è evidente e lo dimostra anche il silenzio di Salvini sui nuovi sbarchi ad Augusta. Dopo la scelta “governista” del partito, che ha detto sì all’esecutivo di larghe intese a guida Draghi, Salvini è consapevole che proprio sui migranti si registrano le principali resistenze di Pd e Liberi e uguali ad accettare di sedersi con lui allo stesso tavolo. Quindi, se ne occupi Bruxelles: «Bisogna coinvolgere l’Europa in quello che non è un problema solo italiano».
Neanche un anno fa, Salvini definiva l’Unione Europea «un covo di serpi e di sciacalli». «Prima sconfiggiamo il virus, poi ripensiamo all’Europa. E, se serve, salutiamo. Senza neanche ringraziare», diceva Salvini il 27 marzo scorso. E ancora, il 9 aprile 2020, a proposito dell’Unione, in Parlamento diceva: «Spero che gli europeisti abbiano capito che se l’Europa è fame, morte e sacrificio non è il futuro che dobbiamo lasciare ai nostri figli». Pochi giorni prima aveva lanciato l’Italexit, un referendum per uscire dalla Ue come accaduto Regno Unito. La propaganda euroscettica era in atto ormai da molto tempo, e gli aveva fruttato anche il successo alle europee del 2019.
Ma le priorità, adesso, sono altre: partecipare alla gestione dei fondi del Next Generation Eu. E altri sono i toni: «È chiaro che noi siamo, mani, cuore, piedi e cervello in Europa e io aspiro a un governo che difenda gli interessi nazionali. Il professor Draghi si è fatto valere da questo punto di vista, perché ricordo i suoi match coi tedeschi a proposito della difesa degli interessi di un’economia comune». Tanto, a scendere dal carro di Draghi c’è sempre tempo.