Il secondo processo di impeachment nei confronti di Donald Trump si è concluso con l’assoluzione dell’ex presidente. L’accusa, formulata dalla Camera a maggioranza dei Democratici, era quella di avere fomentato l‘attacco al Congresso statunitense compiuto il 6 gennaio dai suoi sostenitori. L’esito era dato per scontato da diversi giorni: hanno votato a favore della condanna di Trump 57 senatori, 50 Democratici e 7 Repubblicani. Per condannare un presidente imputato per impeachment serve una maggioranza di due-terzi (almeno 67 voti).
Nonostante l’assoluzione di Trump, le accuse contro di lui «non sono in discussione» e l’attacco dimostra che «la democrazia è fragile» dice il presidente Joe Biden. «Anche se il voto finale non ha portato a una condanna – ha aggiunto – la sostanza dell’accusa non è in discussione». «Questo triste capitolo della nostra storia ci ha ricordato che la democrazia è fragile. Che deve essere sempre difesa. Che dobbiamo essere sempre vigili».
È la seconda volta nel giro di un anno che Trump finisce sotto impeachment e viene assolto dal Senato: nel febbraio del 2020 era stato assolto dall’accusa di aver ricattato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per ottenere materiale imbarazzante sull’attuale presidente, Joe Biden.
Il processo era iniziato soltanto cinque giorni fa ed è durato così poco anche perché i Democratici hanno deciso di non convocare testimoni. Fino all’ultimo non era chiaro quanti senatori Repubblicani avrebbero votato a favore della condanna, anche se nessuno si aspettava che fossero sufficienti per raggiungere la soglia dei 67 voti. I sette senatori che hanno votato a favore della condanna appartengono tutti all’ala moderata del partito: Mitt Romney, Susan Collins, Lisa Murkowski, Ben Sasse, Patrick Toomey, Bill Cassidy e Richard Burr. Il capogruppo del partito Mitch McConnell ha votato contro ma poco dopo, paradossalmente, ha pronunciato un duro discorso in cui ha ammesso che Trump è «praticamente e moralmente responsabile» di avere incoraggiato gli assalitori. Aveva l’occasione per impedire a Trump di correre per la Casa Bianca anche nel 2024. Ma non ha voluto coglierla, per un calcolo politico che farà discutere.
Si tratta di una sentenza storica, sia perché Trump è il primo presidente ad essere stato messo in stato d’accusa due volte, sia perché è l’unico ad essere stato oggetto di un processo di impeachment dopo aver lasciato la Casa Bianca. Con la sua assoluzione, il Senato non potrà impedirgli di ricoprire cariche elettive federali in futuro e neppure di correre nuovamente per la Casa Bianca, qualora dovesse decidere di ricandidarsi. E l’ex presidente è già passato al contrattacco. «Questo è stato l’ennesimo capitolo della più grande caccia alle streghe nella storia del nostro Paese», ha dichiarato Trump in una nota in cui ha ribadito la sua volontà di tornare sulla scena politica, come aveva fatto all’uscita dalla Casa Bianca, senza specificare però in che veste potrebbe avvenire. «Il nostro storico, patriottico e bellissimo movimento Make America Great Again è appena iniziato. Nei mesi a venire avrò molto da condividere con voi e non vedo l’ora di continuare il nostro incredibile viaggio insieme per realizzare la grandezza americana per tutto il nostro popolo. Non c’è mai stato niente di simile!».