Quasi sei milioni di studenti domani non torneranno sui banchi. Per loro la scuola sarà di nuovo in Dad. Così sarà per tutti i ragazzi delle zone rosse e anche delle altre fasce in cui i presidenti di regione o i sindaci hanno deciso restrizioni locali. Con l’eccezione di circa 200 mila alunni con disabilità o particolari problemi formativi che potranno continuare a sedersi tra i banchi per non essere lasciati indietro e, qua e là, anche per i figli di medici, infermieri e di chi svolge altre attività essenziali come prevede il Dpcm del 2 marzo del governo Draghi.
Ma non è finita. Perché i numeri potrebbero aumentare, e di molto, se i governatori delle zone ad alto rischio (quelle, cioè, con 250 casi settimanali ogni 100 mila abitanti) decidessero anche loro di chiudere del tutto gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, dagli asili nido alle scuole secondarie superiori. Una possibilità sempre prevista nel decreto del presidente del Consiglio. In quel caso, secondo una proiezione del sito Tuttoscuola, sarebbero 7,6 milioni gli studenti che potrebbero non recarsi più nelle aule: 9 studenti su 10.
Nello specifico, secondo i calcoli, potrebbero essere dunque 7.668.000 gli alunni di scuole statali e paritarie, su un totale di 8.506.000, costretti a seguire le lezioni a distanza. I dati comprendono anche circa 1.235.000 bambini di scuola dell’infanzia esclusi dalle attività educative in presenza a scuola. Le regioni interessate dalla chiusura totale sono il Lazio con 821.329 alunni, il Veneto con 680.096, l’Emilia-Romagna con 620.423, il Piemonte con 573.231 e la Toscana con 504.616.
Sembra di essere tornati a un anno fa, al lockdown totale di marzo dell’anno scorso, perché uno stop nei numeri così ampio alla didattica in presenza non si vedeva da allora. Parliamo di 3 milioni e 500 mila bambini della scuola dell’infanzia e primaria, un milione e 500mila alunni delle medie e 2 milioni e 600mila studenti delle superiori su un totale di 8 milioni e mezzo di scolari. In pratica, stando al numero di contagi, solo in Sicilia, Valle D’Aosta e Sardegna gli studenti resterebbero in classe.