Enrico Letta ha sciolto la riserva e accettato la candidatura a nuovo segretario del Partito democratico, rimasto senza leadership in seguito alle dimissioni di Nicola Zingaretti. Sette anni dopo essere stato sfrattato da Palazzo Chigi da Matteo Renzi, l’ex presidente del consiglio raccoglie l’invito dei dem: «Io ci sono» ha detto in un videomessaggio postato su Twitter. Domenica l’Assemblea del Pd voterà sulla candidatura di Letta, che ci si aspetta sarà eletto a larga maggioranza.
«Lo faccio per amore per la politica e passione per i valori democratici — ha aggiunto — Credo alla forza della parola, nel valore della parole. Chiedo a tutti coloro che domenica voteranno in assemblea di ascoltare le mie parole e di votare sulla base delle mie parole sapendo che io non cerco l’unanimità ma la verità nei rapporti tra di noi per uscire da questa crisi e guardare lontano». Letta ha spiegato di volere avviare un dibattito che nelle due settimane successive all’insediamento consenta a tutti i circoli del Pd di discutere delle varie proposte di rilancio del partito. «Poi faremo insieme sintesi — ha spiegato — e troveremo le idee migliori per andare avanti. Insieme».
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— Enrico Letta (@EnricoLetta) March 12, 2021
Dopo le dimissioni di Zingaretti, arrivate un po’ a sorpresa dopo settimane di dure critiche e tensioni interne, il Pd si era ritrovato a dover risolvere in fretta il problema della leadership, in un momento di generale e riconosciuta crisi del partito, spaccato sull’opportunità di un’alleanza stabile con il Movimento 5 Stelle e coinvolto nei delicati equilibri di un governo con la Lega e Forza Italia.
La missione di Letta è rilanciare un Partito democratico ostaggio delle tensioni tra correnti interne, riportandolo a essere un partito a vocazione maggioritaria. Per farlo, dovrà decidere se continuare nel solco dell’alleanza con i 5 stelle fortemente voluta da Zingaretti, oppure tracciare una strada diversa. L’unica condizione che Letta ha posto prima di sciogliere la riserva è di rimanere in carica fino al termine previsto dal mandato nel 2023 e di essere votato dall’Assemblea nazionale che si terrà domenica, costringendo le varie correnti a rinunciare al congresso e alle primarie anticipate. Le candidature potranno essere presentate anche domenica, ma l’attuale assenza di un candidato realmente alternativo e il sostegno annunciato anche dalle componenti che con Zingaretti erano in minoranza, l’elezione di Enrico Letta appare scontata.