Sardegna e Molise passano in arancione. La prima in risalita dalla fascia bianca. Il secondo in discesa da quella rossa. Sono le sole novità dell’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che conferma otto regioni e una provincia autonoma in zona rossa fino a Pasqua: Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Puglia e Campania.
Regioni che non possono perciò ambire alla zona arancione prima del 6 aprile. In base a quanto previsto dalla normativa, infatti, non solo è obbligatorio rimanere nella fascia di maggior rischio (rosso o arancione) per almeno due settimane ma, per venire riclassificati, è obbligatoria la «permanenza per quattordici giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive».
La Sardegna torna in zona arancione, dopo tre settimane trascorse in zona bianca, istituita il 1° marzo dopo i dati abbastanza positivi sui contagi da coronavirus nella regione. La Sardegna, finora, è stata la prima e unica regione a entrare in zona bianca, che consente una notevole libertà, come la possibilità di frequentare ristoranti e bar anche a cena e di uscire di casa anche dopo le 22 (anche se la Regione aveva comunque imposto un coprifuoco alle 23.30). I giornali avevano parlato di isola «Covid free» e il presidente della Sardegna Christian Solinas aveva perfino dovuto imporre restrizioni all’ingresso di chi, dalle altre regioni, cercava di raggiungere le seconde case in Sardegna.
Il passaggio è stato determinato dal peggioramento del numero dei contagi: secondo il monitoraggio settimanale dei dati del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, in Sardegna l’Rt medio è passato nell’ultima settimana da 0,89 a 1,08, e questo ha fatto passare la classificazione di rischio da basso a moderato. La regione è entrata direttamente in zona arancione perché, sulla base degli ultimi decreti firmati a inizio marzo, la zona gialla è stata sospesa fino al 6 aprile.
La situazione rimane generalmente migliore della media italiana, e l’indice Rt è l’unico parametro peggiorato a sufficienza da giustificare il passaggio di zona: il numero di casi ogni 100 mila abitanti, sempre conteggiato nel corso di una settimana, rimane basso (43), e il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva è dell’11%. Per questo diversi amministratori locali, oltre che le associazioni di categoria dei ristoratori e di altri settori coinvolti, hanno definito ingiusta la decisione di far tornare la Sardegna in zona arancione.