L’Unione europea e il Regno Unito hanno raggiunto un’intesa nei negoziati svoltisi a Bruxelles sull’impegno a creare le condizioni per «una soluzione vantaggiosa per tutti (win-win)» sulle forniture dei vaccini anti Covid in modo da «espanderne la distribuzione a tutti i nostri cittadini». La notizia è stata riportata in un comunicato congiunto della commissione e del governo Johnson. «L’apertura e la cooperazione globale fra tutti in Paesi saranno la chiave per superare definitivamente la pandemia e prepararsi meglio ad affrontare le future sfide», riconoscono le due parti, assicurando di voler «continuare le discussione» sui dettagli.
L’accordo arriva in seguito alla decisione della Commissione Europea di introdurre nuove regole per limitare l’esportazione di vaccini per il coronavirus all’estero, per fare fronte alle lentezze della campagna vaccinale europea e ribilanciare l’attuale squilibrio nelle esportazioni tra l’Unione e vari paesi. Il nuovo meccanismo prevede i criteri di «reciprocità» e «proporzionalità», che ampliano molto la possibilità dei paesi membri di bloccare le esportazioni. In pratica, sarà possibile bloccare l’invio di vaccini o di componenti per la produzione di vaccini verso paesi che non esportano i loro nell’Unione Europea («reciprocità») e verso i paesi le cui campagne vaccinali sono molto più avanti di quella nell’Unione («proporzionalità»).
Le nuove limitazioni, che entrano in vigore fin da subito e dovrebbero durare per sei settimane, sono molto più stringenti del «meccanismo di trasparenza» approvato a fine gennaio, che finora è stato usato una volta soltanto, dall’Italia. Il vecchio meccanismo di controllo delle esportazioni aveva alcune eccezioni che sono state eliminate: i paesi cosiddetti «di vicinato» (che comprendono i Balcani, il Nord Africa, parte dell’Europa dell’Est, Israele e la Palestina, tra gli altri), che prima erano esclusi dai controlli, adesso ne saranno sottoposti. Rimangono esenti i paesi a basso e medio reddito che partecipano a Covax, l’iniziativa dell’Organizzazione mondiale della sanità per rifornire di vaccini i paesi più poveri.
La necessità di aggiornare i criteri per il controllo delle esportazioni nasce anche dall’inefficacia del meccanismo precedente che, come ha notato Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione, ha consentito l’approvazione di 380 richieste d’esportazione su 381 presentate. L’unico paese a negare una richiesta di esportazione è stata l’Italia, che a inizio marzo ha bloccato una consegna di 250 mila dosi del vaccino di AstraZeneca all’Australia. Dombrovskis ha comunque insistito sul fatto che i nuovi criteri non costituiscono un blocco delle esportazioni, e proprio il fatto che praticamente tutte le richieste fatte finora siano state approvate dovrebbe essere inteso come un segnale di buona volontà da parte dell’Unione.