Il governo Draghi sta lavorando a un decreto legge per rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid per il personale sanitario. Non per tutti i lavoratori di questo settore, ma solo per chi lavora a contatto con i pazienti. Il premier Mario Draghi nel corso della conferenza stampa è stato chiaro sugli operatori sanitari no vax: «Il governo vuole intervenire: non va bene che personale non vaccinato sia a contatto con malati. La ministra Cartabia sta prendendo un provvedimento a riguardo».
Il testo del decreto a cui sono al lavoro il ministero della Giustizia, quello della Sanità e quello del Lavoro, dovrebbe prevedere l’obbligo di vaccino contro il Covid-19 per chi lavora a stretto contatto con i pazienti. Chi continua a rifiutare il vaccino c’è invece l’ipotesi del cambio mansioni, come alternativa alle sanzioni. Allo stato si tratta ancora di una bozza ma non si esclude che il provvedimento possa approdare già la prossima settimana al Consiglio dei ministri.
«L’adesione dei sanitari alla vaccinazione anti-Covid è stata molto alta – ha detto Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute – semmai c’è stato finora un problema di mancata offerta adeguata di dosi e ci aspettiamo che aumentando ora le dosi disponibili la domanda non venga sicuramente a diminuire. Un operatore sanitario – continua Rezza – dovrebbe considerare il vaccino un diritto-dovere, perché uno degli obiettivi del piano vaccinale è rendere Covid-free gli ospedali. Non si dovrebbe neanche arrivare all’obbligo, non dovrebbero avere esitazioni. In caso contrario, provvedimenti adeguati sono auspicabili».
Sulla questione della vaccinazione del personale sanitario è intervenuto il Tribunale di Belluno, che ha stabilito che il datore di lavoro può disporre l’allontanamento di un dipendente che rifiuta la somministrazione del vaccino anti-Covid e che opera a contatto con altre persone. Il giudice è stato chiamato a intervenire sulle ferie forzate retribuite imposte a 10 operatori sanitari di due Rsa che avevano detto no alla vaccinazione. La sentenza, tuttavia, si addentra nell’ipotesi di decisioni più dure, come la sospensione senza retribuzione o addirittura il licenziamento. Alla luce del mancato rischio evidente di provvedimenti più gravi, il giudice si è infatti limitato a confermare che il datore di lavoro è tenuto ad adottare le misure che, «secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica», sono necessarie a tutelare non solo l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro, ma anche delle altre persone che, in ambito lavorativo, entrano in contatto con loro.