Numeri falsati, morti «spalmati» su più giorni, tamponi «gonfiati», comunicazioni a Roma inesatte: è l’accusa mossa dalla procura di Trapani che ha notificato tre provvedimenti di arresti domiciliari a tre funzionari del Dipartimento regionale per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico (Dasoe) dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana. L’assessore Ruggero Razza, che ha ricevuto un avviso di garanzia e un invito a comparire per essere interrogato, ha rassegnato le dimissioni. Tutti sono accusati di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico.
Per il giudice per le indagini preliminari di Trapani che ha accolto le richieste della procura si è trattato di un «disegno politico scellerato» per evitare che la Sicilia finisse in zona rossa. Ai domiciliari sono finiti la dirigente generale del Dasoe, Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano ed Emilio Madonia, dipendente della società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato. A carico di Razza non emerge «compendio investigativo grave», scrivono gli inquirenti ma sarebbe emerso un «parziale coinvolgimento nelle attività delittuose del Dasoe». Estraneo all’indagine il governatore Nello Musumeci: «Il presidente della Regione pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite».
Secondo quanto ricostruito finora, negli ultimi mesi i dati dei contagi sarebbero cresciuti più volte in modo preoccupante, ma nessuno l’ha mai saputo. Quei dati allarmanti sarebbero stati nascosti dai vertici dell’assessorato alla Salute alterando i numeri dei positivi e dei tamponi, per mantenere l’indice sotto i livelli di guardia. L’indagine è nata per caso. Lo scorso anno i carabinieri indagavano su un laboratorio di Alcamo che avrebbe rilasciato centinaia di tamponi errati, negativi invece che positivi. I pm hanno deciso di fare un approfondimento all’assessorato regionale alla Sanità, attivando alcune intercettazioni, da cui sono emerse le prime conversazioni sospette in cui si parlava di modificare i dati giornalieri dei contagi e dei tamponi. Dal mese di novembre sono circa 40 gli episodi di falso documentati, l’ultimo dei quali risalente al 19 marzo.
«Spalmiamoli un poco…», diceva intercettato l’assessore Razza alla dirigente regionale che avrebbe dovuto comunicare i dati dei decessi per Covid in Sicilia. «I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?», chiede la dirigente. «Ma sono veri?», replica Razza. «Sì, solo che sono di tre giorni fa», risponde. E Razza dà l’ok: «Spalmiamoli un poco». «Si è cercato – spiega il gip di Trapani Caterina Brignone – di dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell’intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra».
Un’intercettazione captata negli scorsi giorni rende l’idea della presunta manipolazione dei dati, rendendo inattendibile il flusso siciliano e condizionando le scelte del governo: «61 Agrigento, 75 Caltanissetta, 90 Catania, 508 Palermo…», snocciola i dati dei nuovi positivi il funzionario Cusimano. «Ma che dici? Ma che dici? No, scusa non può essere, se sono quei i dati definitivi, Palermo va in zona rossa subito, subito», risponde Di Liberti. «Ma li avete messi i dati del Cervello?», chiede la dirigente sperando che nei 508 ci siano anche quelli dell’ospedale ritardatario. Ma invece Cusimano la gela: «No, no, no, senza Cervello, senza Cervello». «A questo punto io scenderei sotto i 400 su Palermo. Ho parlato con Ruggero e facciamo il punto domani», dice la dirigente generale: «Quindi 508 lo portiamo a 370 e ci aggiungiamo 1.000 tamponi». Un modo per far abbassare il tasso di incidenza provando a restare sotto i livelli di guardia e scansare nuove restrizioni.