La Corte costituzionale tedesca rischia di ritardare l’arrivo delle prime risorse del Recovery Fund ai paesi dell’Unione europea. La Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe ha deciso di sospendere l’iter di ratifica da parte della Germania per analizzare il ricorso d’urgenza presentato dall’economista anti-euro Bernd Lucke: significa che il presidente della Repubblica federale, Frank-Walter Steinmeier, non potrà firmare la legge fino a quando i giudici non arriveranno a una sentenza di merito. Ma a Bruxelles non si temono ritardi sul Recovery Fund: «Non siamo preoccupati. Siamo convinti che la Corte Costituzionale tedesca decida rapidamente sul caso», spiega un portavoce Ue.
Alla base della disputa il procedimento presentato dall’economista anti-euro, Bernd Lucke, fondatore ed ex-membro del partito di estrema destra AfD. Sul piano giuridico il ricorso contesta l’indebitamento comune previsto nell’ambito del Next Generation EU, giudicandolo inammissibile in quanto rappresenta un rischio che il Recovery Fund diventi il primo passo verso l’istituzione di uno strumento permanente per l’emissione di debito comune dell’Unione europea. L’indebitamento comune significa che se alcuni Stati membri dovessero risultare insolventi scaricherebbero la perdita (anche) sul bilancio della Germania, e quindi sui contribuenti tedeschi.
La Corte di Karlsruhe dovrà pronunciarsi su questo. Una preoccupazione ampiamente condivisa nella politica tedesca, anche dalla stessa Angela Merkel. Durante il discorso al parlamento è stata proprio la Cancelleria a riaffermare che il Next Generation EU deve rimanere uno strumento«una tantum». Fino alla sentenza, la ratifica tedesca del Recovery Fund resterà in sospeso e questo ritardo avrà delle conseguenze su tutti gli Stati membri.
Che cosa significa per l’Italia? Finché tutti i Paesi membri dell’Ue non hanno ratificato la decisione di aumentare le risorse proprie del bilancio Ue, la Commissione non può iniziare a raccogliere sul mercato i 750 miliardi da distribuire poi ai 27 sotto forma di contributi a fondo perduto e prestiti. Nelle scorse settimane Bruxelles aveva più volte sollecitato i Parlamenti nazionali a completare la ratifica entro la fine di marzo per rendere disponibili le prime risorse a fondo perduto già prima dell’estate. I timori si concentravano soprattutto sull‘Ungheria di Orban. Ora però la decisione presa a Karlsruhe cambia tutto: la Commissione ostenta fiducia, ma ha già ricalibrato le sue scadenze.
«L’obiettivo resta assicurare il completamento del processo di ratifica entro la fine del secondo trimestre in tutti gli Stati membri», ha detto il portavoce di Bruxelles. Significa però gli aiuti non arriveranno più a giugno ma nel migliore dei casi a fine estate. E in Italia, senza la spinta della prima tranche di aiuti la crescita nel 2021 rischia di fermarsi ben al di sotto del 6% programmatico stimato nella nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre.