Con una media di circa 250mila somministrazioni al giorno, la campagna vaccinale va avanti. Siamo ancora distanti dall’obiettivo di mezzo milione di iniezioni giornaliere, anche perché le dosi disponibili non sono ancora abbastanza. Le Regioni, come ormai chiaro da tempo, non si muovono tutte allo stesso modo: c’è chi corre e c’è chi arranca . Il piano dei vaccini è una nebulosa, un ammasso di cifre traballanti che cambiano ogni giorno e che dipendono non solo dalle capacità delle regioni ma anche dalla disponibilità dei vaccini, con le aziende che spesso ritardano le consegne e fanno saltare tutti i programmi.
Per questo alcune Regioni, come Veneto, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Puglia e Veneto hanno lanciato l’allarme e annunciando la sospensione della campagna vaccinale: «Abbiamo finito le dosi». E per questo il presidente campano Vincenzo De Luca si sfoga: «Sarebbe bene che il governo non desse più date. Stiamoci zitti, parliamo delle cose quando sono realizzate». La buona notizia è che 1,3 milioni di dosi del vaccino anti-Covid di AstraZeneca attese dopo la sospensione e i ritardi dell’azienda anglo-svedese sono arrivate. In questo mese è previsto l’arrivo di 8 milioni di dosi, ma i tempi sono incerti. Del farmaco monodose J&J arriveranno in aggiunta 7,31 milioni di dosi nel trimestre, ma non si sa quando.
«L’80% della popolazione verrà vaccinata entro il 30 settembre»: è la sfida Commissario straordinario all’emergenza, generale Francesco Paolo Figliuolo. Anche se l’obiettivo di 300 mila vaccinazioni quotidiane che erano previste dall’ultimo piano nazionale già per fine marzo, nei piani aggiornati del governo dovrebbe essere centrato a metà mese. Quello delle 500 mila vaccinazioni è slittato a fine aprile. «Tra due settimane staremo a 300 mila dosi al giorno. Ad aprile si incrocia un consistente arrivo di vaccini con la verifica delle capacità dei vaccinatori e dei punti di vaccinazione. Se il sistema regge, e mi porta ad avere 500 mila vaccinazioni al giorno, a fine settembre chiudo la campagna» ha confermato al Corriere della Sera il Commissario Figliuolo. Il problema è che con gli 8 milioni di dosi previste ad aprile se ne potrebbero somministrare in media solo 266 mila al giorno.
Il piano del commissario Francesco Figliuolo guarda con attenzione alla Lombardia, che ha 10 milioni di abitanti. Se la regione riesce a raggiungere le 170 mila dosi somministrate al giorno, il mezzo milione e oltre in Italia diventa realistico. In caso contrario, sarà tutto più complicato. In Lombardia è iniziata la prenotazione della fascia 75-79 anni con la piattaforma di Poste, mentre dal 7 all’11 aprile gli over 80 potranno andare a vaccinarsi al sito più vicino a casa senza appuntamento, solo con documento e tessera sanitaria. Gli ultraottantenni lombardi che hanno avuto almeno una dose sono ora il 57,3%, sopra la media nazionale del 56,6%.
Tra le regioni con buone performance il Lazio promette che dopo Pasqua si andrà oltre le 30 mila iniezioni al giorno. Guardando agli over 80, se si tiene conto solo delle prime dosi con Pfizer o Moderna (il richiamo è previsto rispettivamente dopo tre e quattro settimane), la Provincia di Trento è in testa, con il 77% di anziani coinvolti. Segue la Basilicata al 75%. Tra le regioni più grandi sul podio ci sono il Veneto (70%), l’Emilia-Romagna (62%) e il Piemonte (61%). Maglia nera la Sicilia con il 39%. Male anche la Calabria con il 42% e la Toscana con il 46%. Da segnalare che la provincia di Trento è prima anche per over 80 immunizzati con la seconda dose: la copertura è del 53,8% contro una media nazionale del 30,2%.
La copertura più alta è stata raggiunta negli ospedali e nelle case di cura per anziani (Rsa). E infatti tra gli ospiti delle Rsa e tra il personale sanitario il virus sta circolando meno. L’89% degli ospiti delle residenze per anziani ha già avuto la prima dose e il 73% la seconda. I dati migliori li hanno Lombardia, Trento, Toscana, Marche, Molise e Calabria (100%). I peggiori si registrano a Bolzano (61 %), in Sicilia e Valle d’Aosta (68%), Veneto e Puglia (76 e 75). Tra il personale sanitario sono stati raggiunti il 91 e il 76% di copertura con prima e seconda dose. Vanno male Friuli Venezia Giulia (71%), Liguria ed Emilia Romagna (74%).
Quanto al personale della scuola (vaccinato con il vaccino di AstraZeneca), la copertura nazionale con la prima dose è del 68 % e con la seconda dello 0,6%. Ciò è dovuto al fatto che il richiamo è previsto dopo circa tre mesi. Enormi le differenze tra le regioni. Si va dal 100% del Molise (con il 90% del Friuli Venezia Giulia, l’86 della Puglia e l’85 del Lazio), al 31% della Liguria, al 40% della Sardegna e al 42% delle Marche.
Sta intanto per entrare nel vivo la campagna di vaccinazione nelle farmacie. Come saranno organizzate le vaccinazioni anti-Covid e come ci si prenoterà sarà deciso nel primo incontro della Conferenza Stato-Regioni subito dopo Pasqua. La Liguria è stata la prima a muoversi su questo fronte. Dal 30 marzo in 51 farmacie della regione si è cominciato a somministrare AstraZeneca (e non gli altri vaccini, per problemi di conservazione), grazie al coinvolgimento di medici e volontari finché i farmacisti, previo corso, non saranno abilitati a somministrare i vaccini.