Molte scuole hanno già comunicato le modalità di riapertura per mercoledì 7 aprile. Tornano in presenza anche in zona rossa gli alunni «delle scuole dell’infanzia, primarie e del primo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado». Mentre nelle regioni arancioni saranno in classe tutti gli alunni fino alla terza media. Quelli delle superiori torneranno in aula almeno al 50%, fino a un massimo del 75%.
Nelle zone rosse i governatori non possono prevedere nuove chiusure. La disposizione, infatti, «non può essere derogata da provvedimenti dei Presidenti delle regioni e delle province autonome o dei sindaci». Ma la versione definitiva del decreto anti-Covid introduce un’eccezione: si può ricorrere alla dad in caso di forte recrudescenza dei contagi nella popolazione studentesca.
La deroga «è consentita solo in casi di eccezionale e straordinaria necessità – si legge infatti all’articolo 2 – dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus Sars-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica. I provvedimenti di deroga sono motivatamente adottati sentite le competenti autorità sanitarie e nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, anche con riferimento alla possibilità di limitarne l’applicazione a specifiche aree del territorio».
Restano margini di discrezionalità anche nelle regioni arancioni. Dove le deroghe non sono vietate dal nuovo decreto, che consente ai presidenti delle regioni di «disporre l’applicazione delle misure stabilite per la zona rossa», nonché «ulteriori, motivate, misure più restrittive nelle province in cui l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti» e «nelle aree in cui la circolazione di varianti di SARS-CoV-2 determina alto rischio di diffusività o induce malattia grave». E quindi lasciare a casa le seconde e le terze classi della scuola media.