Ci sono i “furbetti” del vaccino e ci sono le deroghe previste delle regioni. Due cose diverse: nel primo caso si ipotizza un reato; nel secondo si è trattato di decisioni politiche, per quanto discutibili. Ma i numeri restano comunque alti. Sono più di 2 milioni e 300mila gli italiani sotto la voce “altro” del report del commissario per l’emergenza Covid ad avere già ricevuto almeno una dose di vaccino. Più di una su 5 delle 12 milioni di dosi somministrate è andato a persone non inserite nelle liste delle priorità. Mentre la platea degli over 80 immunizzati è ancora lontana dall’essere completata.
Tra i vaccinati che hanno saltato la fila anagrafica ricadendo nella categoria «altro», la più alta percentuale si trova in Sicilia, Campania, Calabria e Valle d’Aosta. Con il sospetto che si sia voluto favorire «gli amici degli amici», il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, annuncia su Facebook che chiederà gli elenchi dei vaccinati. A scorrere i dati, l’anomalia balza agli occhi. Su 11.850.555 dosi, quelle non destinate a ultraottantenni, a ospiti delle Rsa, a operatori sanitari, a personale scolastico e alle forze armate sono state 2.236.752. Più della metà delle 4.106.273 dosi degli over 80.
Numeri che attirano l’attenzione delle procure. Così ventitré avvisi di garanzia sono stati notificati, a Biella, a dirigenti, avvocati, commercialisti e vertici della Asl vaccinati a gennaio con dosi per i sanitari. Ad Oristano sotto inchiesta ci sono 15 persone tra personale medico e infermieristico che, secondo i primi accertamenti condotti dai carabinieri del Nas di Cagliari, avrebbero somministrato dosi di vaccino a persone che in quel momento non ne avevano titolo, scavalcando così gli anziani e le fasce di cittadini fragili. Ma nella stessa inchiesta ci sarebbe anche un secondo filone che riguarda altre categorie di soggetti che avrebbero ottenuto i vaccini prima del loro turno.
Ben 695.235 somministrazioni ad «altri» sono censite in Sicilia, Campania, Calabria che subiscono l’aggressione delle mafie. In Campania, dove le somministrazioni sono state poco meno di un milione, le dosi destinate ai fuori lista sono state 297.193, più di quelle agli over 80 (295.250). Stessa cosa in Sicilia: meno dosi agli anziani (213.164) che agli «altri» (301.329). Idem in Valle d’Aosta: 87.804 ai nonni e 88.867 ai fuori lista. In Calabria quasi alla pari dosi agli ultraottantenni (88.867) e ai “furbetti” (88.030).
Il fenomeno è comunque diffuso in tutta Italia. Arrivano ancora segnalazioni dai centri vaccinali, in cui medici conniventi chiamerebbero amici a prendere il posto di chi all’ultimo non si è presentato. Proprio su questo punto si era soffermato giorni fa il premier Mario Draghi, che aveva stigmatizzato la tendenza a «chiamare il cugino o l’amico». «Saltare la fila è un atto pieno di responsabilità- ha detto Draghi – Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili».
Quanto alle scelte delle regioni, c’è chi ha favorito gli avvocati, come la Toscana. Chi i giornalisti, come la Campania. Chi i volontari del terzo settore, come la Lombardia. Si aggiunge ora il caso Puglia, dove a Taranto sono stati vaccinati preti, sacerdoti e operatori della Caritas. È facile tuttavia ipotizzare, per chi condurrà le inchieste, che a facilitare i “furbetti” siano state spesso le deroghe concesse a livello regionale. Tuttavia non sarà facile nemmeno per gli inquirenti trovare il reato a cui ancorare i dossier. A quale fattispecie si fa riferimento? Forse alla truffa. Nel caso di un pubblico ufficiale può valere l’ipotesi di peculato? Così come i problemi sono inediti, anche le nuove violazioni lo sono.