La lettera partita da Bruxelles il 19 marzo in cui la Commissione europea chiedeva all’azienda anglo-svedese AstraZeneca di rispettare i propri impegni contrattuali con l’Europa entro «un periodo di 20 giorni», non ha ancora avuto una risposta. Il termine è scaduto il 9 aprile. «A seguito di un’analisi dettagliata di tutte le informazioni — si legge nella missiva— siamo giunti alla conclusione che AstraZeneca ha violato e continua a violare le sue obbligazioni contrattuali sulla produzione e la fornitura delle 300 milioni di dosi iniziali per l’Europa».
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Secondo i dettagli forniti dal Corriere della Sera che ha ripreso un’esclusiva del quotidiano economico francese Les Echos, Bruxelles contesta in particolare il mancato rispetto degli obblighi contrattuali per la fornitura delle dosi e del principio della «massima diligenza possibile». La requisitoria della Commissione è molto articolata, al punto da occupare sei pagine. Bruxelles sostiene che le violazioni sarebbero numerose: AstraZeneca avrebbe incassato un sostanziale anticipo in estate sulla base di impegni poi lasciati cadere (al punto che nel tardo autunno la Commissione si rifiutò di versare una seconda rata); avrebbe di fatto promesso le stesse dosi a più committenti pur garantendo il contrario nel contratto con la Commissione europea; e avrebbe incomprensibilmente tardato nella sua richiesta di autorizzazione del suo vaccino presso il regolatore europeo Ema.
Nella lettera viene ricordato che la Commissione aveva pagato una prima rata di 227 milioni subito dopo la firma del contratti (in agosto) ma che in autunno è stata sospesa la seconda rata di 112 milioni per “mancanza delle rendicontazione richiesta”. L’Unione europea contesta il fatto che l’azienda, sfruttando anche il pagamento anticipato versato da Bruxelles, abbia destinato a Londra alcune dosi prodotte in impianti britannici che erano indicati nel contratto per la produzione europea. L’accusa è di avere, in sostanza, promesso le stesse dosi sia all’Unione che alla Gran Bretagna pur garantendo nel contratto di non avere con altri impegni “in conflitto” con l’accordo preso con l’Ue. Inoltre, l’azienda avrebbe anche ritardato la richiesta di autorizzazione all’Ema proprio per prendere tempo a causa dei suoi problemi di produzione di dosi.
Secondo quanto previsto dall’accordo di acquisto anticipato siglato il 27 agosto scorso AstraZeneca avrebbe dovuto fornire all’Ue 120 milioni di dosi entro il primo trimestre me ne ha fornite appena 30 milioni. «La sostanziale violazione dell’accordo di acquisto da parte della vostra azienda può portare a conseguenze drammatiche per la vita, la salute e la libertà di milioni di cittadini europei nella crisi Covid-19». Fra le righe, si profila già una richiesta di danni a AstraZeneca potenzialmente per cifre molto elevate. E poiché la missiva di Bruxelles è stata inviata il 19 marzo, la situazione è chiara: l’ultimatum è scaduto due giorni fa senza che siano conosciute, al momento, reazioni da parte dell’azienda.