Il ddl Zan è ancora al centro del dibattito politico: mentre Lega e Forza Italia propongono un testo alternativo, il M5s raccoglie le firme necessarie per bypassare la commissione Giustizia. Proprio quando la discussione sul decreto in Commissione Giustizia era stata calendarizzata, il centrodestra di governo (quindi senza Fratelli d’Italia) ha avanzato una controproposta, supportata anche da Udc e Cambiamo. In particolare, il testo alternativo al ddl Zan inserisce tra le aggravanti comuni quella «per discriminazione e aggressione anche sull’orientamento sessuale».
Il testo, composto da 3 articoli, è stato scritto su iniziativa dei senatori Licia Ronzulli, Matteo Salvini, Paola Binetti e Gaetano Quagliariello. Al primo articolo propone una modifica all’articolo 61 primo comma del codice penale, introducendo le aggravanti legate a etnia, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale e disabilità. Dopo il primo articolo, gli altri due – si legge nell’illustrazione del progetto di legge – «assicurano invece un efficace apparato repressivo, attraverso la predisposizione di un sistema di ‘blindatura’ della circostanza: esso limita il potere del giudice di bilanciare tale circostanza aggravante con eventuali attenuanti».
Il ddl Zan invece, modifica l’articolo 604 bis del codice penale, proponendo di punire chi propaganda e istiga a delinquere, non solo per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, ma anche «per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità». Il vero nodo di questa battaglia politica appare proprio l’identità di genere: all’articolo uno del ddl Zan si parla infatti di «identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso». Inoltre, la proposta del deputato Zan, prevede di applicare le aggravanti previste sempre dalla legge Mancino a chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione fondati sulla stesse ragioni.
La proposta di legge del centrodestra, quindi, prevede meno tutele perché elimina dalle aggravanti le ragioni legato al genere e all’identità di genere. Inoltre, inquadrando i crimini d’odio (non solo quelli legati all’omotransfobia, ma anche per discriminazione razziale, etnica o religiosa) tra le aggravanti comuni, depotenzia l’efficacia della legge Mancino: la legge del 1993 che sanziona e condanna «frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, l’incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali».
Il testo presentato dalla destra è un attacco alla #LeggeMancino. Non solo cancella le tutele del #ddlZan, ma, prevedendo solo un’aggravante comune, diminuisce le tutele per i crimini d’odio razziale, etnico, religioso. Un vergognoso insulto ai diritti in pieno stile sovranista.
— Alessandro Zan (@ZanAlessandro) May 6, 2021
«Un attacco alla legge Mancino – le definisce il deputato del Pd Alessandro Zan, autore della legge contro l’omotransfobia già approvata alla Camera e ora intrappolata al Senato – Non solo cancella le tutele del ddl Zan, ma, prevedendo solo un’aggravante comune, diminuisce le tutele per i crimini d’odio razziale, etnico, religioso. Un vergognoso insulto ai diritti in pieno stile sovranista».