La casa farmaceutica tedesca CureVac ha fallito l’obiettivo per il suo vaccino: in uno studio di Fase 3 ha dimostrato efficacia pari al 47%, troppo bassa per lo standard qualitativo per un vaccino contro il coronavirus che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto al 70%. La notizia ha creato preoccupazione perché da un vaccino a Rna messaggero (la stessa tecnologia che è anche alla base del successo dei vaccini di Pfizer e Moderna efficaci al 95%) ci si aspettavano risultati soddisfacenti, tanto che l’Unione europea aveva opzionato fino a 405 milioni di dosi CureVac e la stessa Italia ne attendeva quasi 30 milioni totali.
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Dopo i primi risultati promettenti di un vaccino sperimentale contro il coronavirus, a giugno del 2020 CureVac aveva ricevuto un finanziamento da circa 300 milioni di dollari da parte del governo tedesco, stimolando investimenti da parte di altri fondi. Le nuove risorse si erano rivelate essenziali per accelerare le fasi finali dello sviluppo e per organizzare le tre fasi di sperimentazione del vaccino. Ma i risultati preliminari sull’efficacia del vaccino diffusi da Curevac sono ritenuti poco promettenti.
L’analisi è stata condotta su 40mila volontari in Europa e America Latina, con 134 casi di Covid-19 riscontrati in questo campione e 13 varianti del virus. Sui tamponi positivi sequenziati è emerso che il 57% dei casi è stato causato dalle cosiddette «varianti di preoccupazione» più altamente trasmissibili. Tra le varianti identificate, però, non c’erano Beta e Delta (sudafricana e indiana) che sono quelle che maggiormente «mettono in crisi» i vaccini. Un altro dato sconfortante, illustrato dalla società, è che i risultati provvisori suggeriscono che il vaccino è efficace nei partecipanti allo studio più giovani, ma non si è dimostrato efficace in quelli di età superiore ai 60 anni, la fascia di popolazione più a rischio di contrarre forme gravi della malattia.
«Ci saranno altri 80 casi nell’analisi finale e l’efficacia complessiva del vaccino potrebbe cambiare – ha affermato l’amministratore delegato CureVac, Franz-Werner Haas – , ma mentre speravamo in un risultato intermedio più forte, riconosciamo che dimostrare un’elevata efficacia in questa ampia diversità di varianti senza precedenti è impegnativo». Un vero peccato, soprattutto per un prodotto che promette ottime capacità di conservazione permettendone la distribuzione anche nei Paesi con difficoltà logistiche: tre mesi a 5°C e ben 24 ore a temperatura ambiente.
Un’ipotesi del fallimento di Curevac potrebbe essere data dalla diffusione negli ultimi mesi di diverse varianti, sia in Sudamerica sia in Europa, verso le quali il vaccino potrebbe rivelarsi meno efficace.I vaccini di Pfizer-BioNTech e di Moderna erano stati testati lo scorso anno, in un contesto sensibilmente diverso dall’attuale e con meno varianti in circolazione. Questo potrebbe spiegare perché si rivelarono più efficaci, anche se entrambi i vaccini hanno mostrato di mantenere un’alta efficacia anche nel caso della maggior parte delle varianti, dopo la seconda somministrazione.