«Il cashback ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori». Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto in Consiglio dei ministri, spiegando i motivi alla base della sospensione della misura a partire da oggi 1° luglio. Ma non si tratta di un provvedimento definitivo, il cashback riprenderà nel primo semestre del 2022. Dopo le proteste di M5s e Pd per la cancellazione, il decreto preparato per l’approvazione in Consiglio dei ministri non prevede una cancellazione tout court ma uno stop di 6 mesi con lo stanziamento da 1,75 miliardi di euro che verrà dirottato sul finanziamento degli ammortizzatori sociali.
Draghi ha spiegato che secondo i primi dati sul cashback la maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra oggi tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città. L’utente-tipo è un capofamiglia di età inferiore a 65 anni, con un reddito medio-alto e una condizione radicalmente diversa da quella di operaio o disoccupato. Anche se non esistono a tutt’oggi dati specifici al riguardo, è presumibile, secondo il ragionamento che il capo del Governo ha illustrato ai ministri, che siano queste categorie a trarre i maggiori benefici dal cashback e dai bonus e superbonus collegati. La misura, secondo il presidente del Consiglio, rischia perciò di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche e determinando un effetto moltiplicativo sul Pil non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura.
Inoltre non esiste alcuna obiettiva evidenza della maggiore propensione all’utilizzo dei pagamenti elettronici da parte degli aderenti al Programma. Quasi il 73% delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso delle carte. Secondo il premier le famiglie più povere dovrebbero aumentare il livello di spesa con pagamenti elettronici del 40% per arrivare a raggiungere il plafond, mentre per quelle ricche l’aumento è intorno all’1%.
Draghi ha anche sottolineato come l’onerosità della misura, pari a 4,75 miliardi di euro, debba essere valutata non solo in relazione ai benefici attesi, ma anche del costo e dell’attuale quadro economico e sociale, che nel 2020 ha visto 335 mila nuovi nuclei familiari e oltre 1 milione di persone in più entrare in povertà assoluta (dati Istat). A fronte degli effetti regressivi, dei costi e delle criticità applicative, non possono a tutt’oggi stimarsi effetti significativi sul gettito. Al contrario, è probabile che le transazioni elettroniche crescano per effetto del cashback soprattutto in settori già a bassa evasione, come la grande distribuzione organizzata che, secondo l’Istat, assorbe quasi la metà della spesa al dettaglio, piuttosto che in quelli critici.
E intanto il governo pensa anche di differire il pagamento dei rimborsi da 150 euro e dei 1.500 euro di Supercashback, destinati ai 100mila che hanno effettuato il maggior numero di transazioni tra l’1 gennaio e il 30 giugno. Ad oggi, infatti, il programma prevede il bonifico entro la metà di agosto, mentre il decreto sposta l’erogazione entro il 30 novembre 2021 (quindi più in là di 3 mesi) e contestualmente ritarda anche alla stessa data del prossimo anno il pagamento dei rimborsi per il primo semestre 2022. Inoltre, sia per il cashback che per il Supercashback sono anche previsti 120 giorni per fare un reclamo e 30 concessi a Consap valutarli.