La legge contro l’omotransfobia in Senato non ha più i numeri per passare così com’è. La mossa di Italia viva di cancellare dal ddl Zan il riferimento all’identità di genere ha sparigliato le file della maggioranza che il provvedimento lo aveva votato a Montecitorio. L’idea è quella di tornare al testo Scalfarotto dove si parlava solo di omofobia e transfobia.
Il testo aveva avuto il via libera alla Camera il 4 novembre 2020, durante il governo Conte II. Il placet era arrivato grazie al sostegno dei giallorossi: M5s, Pd, Italia Viva e Leu. Il voto finale si era svolto a scrutinio segreto, su richiesta di Fratelli d’Italia: 265 favorevoli, 193 contrari e un astenuto..Al Senato la strada era apparsa impervia subito: dopo mesi di rinvii, i renziani adesso si smarcano dai giallorossi presentando modifiche al testo che porta il nome del deputato dem e attivista Lgbt, Alessandro Zan.
Le modifiche chieste da Italia viva riguardano tre articoli del testo – l’1, il 4 e il 7 – che sono poi gli stessi invisi a Lega e Forza Italia. Le modifiche presentate dal capogruppo al Senato Davide Faraone e dal capogruppo in commissione Giustizia Giuseppe Cucca cancellano l’articolo 4 sostenendo che «la libertà di pensiero e di espressione sono già tutelati dalla nostra Costituzione e quindi non possono essere degradati dalla legge ordinaria». All’articolo 7 che istituisce la Giornata contro l’omotransfobia e le iniziative nelle scuole viene aggiunto «il rispetto dell’autonomia scolastica».
Il problema è che i voti dei 17 senatori di Italia Viva sono determinanti per l’approvazione del disegno di legge. Che ora è senza maggioranza. «Non possiamo finire come l’Ungheria e la Polonia. Approvare una legge come questa significa posizionare l’Italia tra i Paesi più avanzati, non approvarla significa darla vinta a Salvini che flerta, come la Meloni, con Orban e Duda e con quei Paesi che stanno facendo leggi omofobe e sessiste e che stanno riducedo le libertà», ha detto il senatore Zan. «I partiti si assumeranno la responsabilità di votarla o meno».
I voti favorevoli al testo del ddl Zan senza modifiche si attestano su una forbice che oscilla tra i 135 e i 145 sì. Da soli, senza i renziani, insufficienti a “blindare” il testo. I voti a sostegno della legge sono dei 75 senatori M5s, 38 del Pd, almeno 6 delle Autonomie, i 6 senatori di Leu, inoltre si calcolano almeno una decina dal gruppo Misto. I voti contrari, nel caso non si apportassero modifiche al testo, vanno da un minimo di 142 fino ad un massimo di 155: 51 senatori di Forza Italia (ma alcuni azzurri potrebbero votare a favore come accaduto già alla Camera), 20 FdI, 64 Lega, 7 Idea, a cui andrebbero aggiunti altri voti dal Misto. Determinanti, dunque, i voti dei 17 senatori di Italia Viva.