A quasi un anno e mezzo dall’inizio della pandemia si inizia a parlare dell’ipotesi di una terza dose di vaccino anti-Covid. Le prime a concretizzare questo scenario sono Pfizer e BioNTech, che hanno annunciato che stanno sviluppando una versione aggiornata del vaccino contro la variante Delta, ceppo molto contagioso ormai diffuso in tutto il mondo e che, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, diventerà presto prevalente. Le aziende prevedono di avviare le sperimentazioni cliniche del vaccino già ad agosto.
Pfizer e BioNTech hanno dichiarato che una terza dose del loro attuale vaccino a due dosi è utile per preservare livelli alti di anticorpi contro tutte le varianti al momento note, compresa Delta per questo la casa farmaceutica americana intende chiedere alla Fda e all’Ema, le autorità del farmaco negli Stati Uniti e in Europa, il via libera per la terza dose del suo vaccino. La sperimentazione clinica sulla somministrazione di una terza dose di vaccino avrebbe infatti mostrato dati iniziali «incoraggianti»: secondo quanto emerso infatti dallo studio una terza iniezione aumenta il livello degli anticorpi da 5 a 10 volte contro il ceppo originario e la variante Beta rispetto alle prime due dosi.
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Tuttavia la Food and Drug Administration in una nota congiunta con i Centers for Disease and Control and Prevention (CDC) hanno dichiarato in una nota congiunta che «gli americani completamente vaccinati non hanno bisogno di una dose di richiamo in questo momento», sottolineando che non spetta alle singole aziende decidere se e quando il richiamo sarà necessario. «Continuiamo a rivedere tutti i nuovi dati non appena saranno disponibili e terremo il pubblico informato. Siamo preparati per dosi di richiamo se e quando la scienza dimostrerà che sono necessarie» si legge nella nota.
Anche l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) , interpellata dall’Ansa ha dichiarato: «È troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria una dose di richiamo per i vaccini Covid-19, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne di immunizzazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione dai vaccini». Tuttavia « l’Ema esaminerà i dati non appena saranno disponibili», in modo da garantire procedure rapide per un’autorizzazione «il prima possibile qualora ciò fosse necessario».
Per l’Organizzazione mondiale della sanità non è chiaro se una terza dose di richiamo per il vaccino anti-Covid-19 sia utile per mantenere la protezione contro il virus e le prove sulla sua utilità sono «limitate». «Non sappiamo se saranno necessari vaccini di richiamo per mantenere la protezione contro Covid-19 fino a quando non verranno raccolti ulteriori dati», ha affermato l’Oms in una dichiarazione alla Cnn, parlando di «dati disponibili limitati su quanto tempo duri la protezione dalle dosi attuali, e se una dose di richiamo aggiuntiva sia vantaggiosa e per chi».
Pfizer ha chiarito che a sei mesi dalla vaccinazione, l’efficacia del vaccino declina sebbene sia ancora sufficiente a prevenire la malattia nelle forme più gravi. Mikael Dolsten, direttore scientifico di Pfizer, ha affermato che il calo recentemente riportato nell’efficacia del vaccino in Israele sarebbe dovuto principalmente alle infezioni nelle persone che erano state vaccinate a gennaio o febbraio. «Probabilmente – ha spiegato Dolsten – sussiste il rischio di reinfezione perché gli anticorpi, come previsto, diminuiscono». Israele, Paese laboratorio per Pfizer, ha appena annunciato di aver visto scendere l’efficacia del vaccino Pfizer dal 90 al 64% con l’espansione della variante Delta.
L’autorizzazione della Fda o dell’Ema sarebbe solo un primo passo: non significherebbe affatto che automaticamente alla popolazione sarebbe proposta una nuova dose anche perché buona parte della popolazione occidentale non ha neppure completato il ciclo vaccinale, per non parlare delle zone più povere del mondo che non hanno ancora visto un vaccino. Spetterà eventualmente alle autorità sanitarie dei singoli Stati (per l’Italia Aifa), decidere se e chi avrà bisogno della terza dose. La terza dose è al momento proposta ai pazienti immunodepressi (pazienti oncologici, trapiantati) che hanno bisogno di più dosi di richiamo per montare una risposta immunitaria appena accettabile.
In Francia dallo scorso aprile hanno iniziato a somministrarla a chi ha determinate condizioni immunitarie. Nel Regno Unito il governo e il servizio sanitario nazionale hanno dato l’ok alla terza dose del vaccino anti Covid a partire da settembre: ne avranno diritto tutti gli ultracinquantenni residenti nel Regno Unito e le persone più giovani cui sia già stata prescritta in passato la vaccinazione anti-influenzale. Non è escluso che in futuro potranno essere vaccinate con la terza dose persone più fragili, ma al momento non ci sono evidenze che sia necessaria.