Il reddito di cittadinanza continua ad essere terreno di scontro politico. Nell’illusione che, questa volta, qualcuno lo segua, Matteo Renzi ha promesso che nel 2022 lancerà un referendum abrogativo del sussidio voluto dal M5s. «Il reddito di cittadinanza è la cosa più ridicola che si potesse fare in Italia in un momento in cui ci sono start up e piccole imprese che lavorano per emergere. Partiremo con una raccolta di firme per un referendum abrogativo, una battaglia che faremo nel 2022, dopo l’elezione del Capo dello Stato, lasciando il Governo al riparo da tutto questo. Vogliamo che siano gli italiani a dire se il Reddito di cittadinanza è diseducativo e va mantenuto o no».
L’unico che raccoglie la palla di Renzi è Matteo Salvini, a conferma del progressivo avvicinamento dei due Matteo, già messo in luce dalla sintonia contro il Ddl Zan. Ma mentre il leader di Italia viva ha lanciato l’idea di una raccolta firme per un referendum nel 2022 in modo da cancellare la misura, Salvini invece parla di correttivi. «Bisogna rivederlo questo reddito di cittadinanza, invece di creare lavoro, sta creando problemi», scrive Salvini su Twitter.
Ci sono buoni segnali per la ripartenza del turismo. Gli imprenditori mi dicono però che faticano a trovare lavoratori perché c’è chi preferisce stare a casa col #redditodicittadinanza. Questo vuol dire che bisogna rivederlo perché, anziché creare lavoro, sta creando problemi.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 10, 2021
Una vita non facile quella della misura anti-povertà. I primi intoppi sono iniziati con le figure dei navigator. Ma i problemi più complicati sono insorti con l’arrivo delle notizie dei cosiddetti furbetti del reddito, soggetti riusciti in qualche modo ad ottenere l’assegno senza averne alcun diritto. Tra i precettori del reddito sono stati segnalati anche mafiosi e spacciatori. Ora le critiche da entrambi gli schieramenti fanno prevedere possibili novità per il reddito di cittadinanza. Forse solo modifiche come chiede Salvini. O addirittura la scomparsa della misura così come ipotizzato da Renzi.
Ma i dati del primo rapporto annuale Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) promuovono il reddito di cittadinanza. In Italia, come riporta Il Fatto quotidiano, i trasferimenti sociali (al netto delle pensioni) hanno storicamente avuto un’efficacia dimezzata rispetto a quelli di Francia, Regno Unito e Germania, sia sull’incidenza sia sull’intensità della povertà. «I due indicatori – si legge nel report Inapp – risentono, nella fase che ha preceduto l’avvio delle due misure nazionali (Rei e Rdc, ndr), della mancanza di uno schema di reddito minimo. Nel 2013 – aggiunge – quasi metà delle famiglie in povertà assoluta non riceveva alcun tipo di prestazione sociale di tipo monetario; ciò spiega, almeno in parte, l’esigenza (sociale) e l’opportunità (politica) che il contrasto alla povertà entrasse nell’agenda politica. Il 2019 – ricorda l’istituto – è stato il primo anno dalla crisi economico-finanziaria del 2008-2014 in cui l’indicatore (di povertà, ndr) è diminuito rispetto all’anno precedente (dal 7% al 6,4%)».