La sorte del disegno di legge Zan è nelle mani dei 17 senatori di Italia viva. Sono l’ago della bilancia nella partita parlamentare che inizierà martedì al Senato e che si concluderà col voto, presumibilmente il 20 luglio . Il testo aveva avuto il via libera alla Camera il 4 novembre 2020, durante il governo Conte II. Il placet era arrivato grazie al sostegno dei giallorossi: M5s, Pd, Italia Viva e Leu. Ma al Senato la strada era apparsa impervia subito: dopo mesi di rinvii, i renziani si smarcano dai giallorossi presentando modifiche al testo che porta il nome del deputato dem e attivista Lgbt, Alessandro Zan.
LEGGI ANCHE: https://pickline.it/2021/07/04/ddl-zan-senza-maggioranza-in-senato/
Con la calendarizzazione della discussione in Senato, senza le mediazioni proposte dalla Lega e da Italia Viva, comincia l’ultima fase che porterà al voto finale del testo Zan così com’è, con eventuali emendamenti. Insomma, nell’arco di qualche settimana dovremmo sapere cosa ne sarà della legge contro l’omotransfobia. Ma le negoziazioni tra i partiti sono ancora in corso e secondo alcuni la legge potrebbe finire per non avere i numeri necessari all’approvazione, anche a causa del ricorso al voto segreto.
Il 13 luglio comincerà la discussione generale del disegno di legge Zan in Aula al Senato, che continuerà presumibilmente almeno fino al 15 luglio. Poi ci sarà un termine massimo per presentare degli emendamenti al testo, attesi a valanga soprattutto da destra, ma anche da Italia Viva. Poi si voterà, con ogni probabilità a scrutinio segreto. Se dovessero passare degli emendamenti al testo, questo tornerebbe alla Camera, ed è ciò che in questi giorni viene indicato da più parti come «affossare la legge». Insomma, per completare l’iter parlamentare il testo deve passare così com’è, senza emendamenti e senza modifiche.
Ma il voto sul ddl Zan potrebbe essere a scrutinio segreto. Il voto a scrutinio segreto a Palazzo Madama è previsto in tutta una serie di situazioni, previste dall’articolo 113 del regolamento del Senato. Al comma due si legge: «La votazione a scrutinio segreto può essere richiesta da venti Senatori o da uno o più Presidenti di Gruppi che, separatamente o congiuntamente, risultino di almeno pari consistenza numerica. Prima dello svolgimento della votazione, il Presidente verifica il numero dei Senatori richiedenti lo scrutinio segreto. I Senatori richiedenti sono considerati presenti, agli effetti del numero legale, ancorché non partecipino alla votazione».
Inoltre, le votazioni finali sui disegni di legge «avvengono, di regola, a scrutinio palese, a meno che, trattando tali disegni di legge prevalentemente le materie di cui al precedente comma 4, non sia avanzata richiesta di votazione a scrutinio segreto». Perciò, nei casi in cui si trattino materie “sui rapporti civili ed etico-sociali”, il voto a scrutinio segreto è quasi una prassi. Possono richiederlo praticamente tutti, ma non è ancora chiaro chi sarebbe più interessato a farlo. Sta di fatto che con voto palese difficilmente i franchi tiratori andrebbero contro il proprio partito. Così, invece, tutto può succedere.