Alla fine sulla guardia costiera libica l’ha spuntata il segretario del Pd, Enrico Letta: dal prossimo anno la missione sarà superata e affidata alla Ue. Un emendamento del Partito democratico «impegna il governo a verificare dalla prossima programmazione le condizioni per il superamento della missione di assistenza» alla Guardia Costiera libica, trasferendone le funzioni ad altre missioni «per consolidare il ruolo dell’Italia in Libia, razionalizzare la struttura di comando e potenziare il ruolo europeo». In questo modo, di fatto, termina la missione e si aprono le strade per un impegno più forte della missione europea Irini a guida italiana per la formazione e l’addestramento delle unità navali libiche preposte al controllo dei confini marittimi.
Irini è la prosecuzione della controversa Operazione Sophia e ha come obiettivo primario quello di far rispettare l’embargo dell’Onu sulla fornitura di armi alla Libia. Come obiettivo secondario avrebbe anche quello di addestrare la Guardia costiera libica, ma al momento questo obiettivo non viene perseguito perché non è ancora stato trovato un accordo col fragile governo libico, che si è insediato quattro mesi fa ed è il primo dopo sette anni che almeno sulla carta controlla l’intero territorio nazionale.
L’Italia continuerà comunque ad essere coinvolta nell’addestramento delle forze libiche. Il Pd chiede in sostanza che il mandato di Irini si applichi per intero, come parte di una strategia per coinvolgere in maniera ancora più stretta l’Unione europea nei rapporti con la Libia. Lia Quartapelle, responsabile Esteri dem, durante la discussione alla Camera, ha spiegato: «Non stiamo parlando di un disimpegno in Libia, ma di una strategia diversa e di un impegno europeo maggiore e di un rafforzamento delle istituzioni libiche».
Per il Pd è soprattutto una questione simbolica. Sull’accoglienza e l’immigrazione Letta ha posizioni più concilianti dei suoi predecessori: si era già visto nel 2014, quando da presidente del Consiglio aveva avviato Mare Nostrum, l’unica operazione di soccorso mai realizzata dal governo italiano nel Mediterraneo. Letta da tempo cercava l’occasione per distanziarsi politicamente dalle decisioni prese prima di lui, come l’approvazione e il più recente rinnovo del memorandum fra Italia e Libia, il documento che fra le altre cose legittima le operazioni della Guardia costiera libica.
Le agenzie dell’Onu che si occupano di migranti e rifugiati e gli attivisti per i diritti umani segnalano da tempo che la Guardia costiera libica viola sistematicamente i diritti umani ed è spesso in combutta con i trafficanti di esseri umani per estorcere quanto più denaro possibile ai migranti. Nonostante da anni l’Italia si sia impegnata a fornire addestramento agli agenti della Guardia costiera anche sul rispetto dei diritti umani, i casi di violazione sono stati moltissimi.
Dal 2017 a oggi l’Italia ha stanziato 22,1 milioni di euro soltanto per le missioni di addestramento e appoggio della Guardia costiera libica da parte delle forze dell’ordine italiane. Nella relazione per il 2021 il governo prevede di spendere per lo stesso scopo 10,5 milioni di euro, la cifra più alta mai stanziata. È comunque una piccola parte dei soldi che l’Italia e l’Unione Europea versano alle autorità libiche per stabilizzare il paese e rafforzare il controllo delle proprie frontiere. Fra il 2014 e il 2020 l’Unione Europea ha versato circa 698 milioni di euro alla Libia, mentre nel 2019 Euronews aveva calcolato che fra il 2017 e il 2019 – i primi anni di applicazione del memorandum – l’Italia aveva girato alla Libia circa 375 milioni di euro.