C’è una buona notizia e una cattiva per gli italiani residenti nel Regno Unito che vorranno tornare in Italia quest’estate. La buona è che vengono riconosciuti i Green pass ottenuti all’estero. La cattiva è che la quarantena per coloro che sono stati in Uk nelle due settimane precedenti rimane, almeno fino al 30 agosto prossimo, anche se hanno completato il ciclo vaccinale contro il coronavirus. Così ha deciso il ministero della Salute.
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«I certificati vaccinali e di guarigione dalla Gran Bretagna potranno essere utilizzati ai fini del Green Pass sul territorio italiano – spiega il ministro della Salute Roberto Speranza su Facebook – Ho firmato un’ordinanza con cui si prorogano le misure restrittive relative all’ingresso in Italia da India, Bangladesh, Sri Lanka e Brasile. È confermata la quarantena di 10 giorni per i Paesi extraeuropei fatta eccezione per quelli della lista raccomandata dall’Ue per i quali la quarantena è ridotta a 5 giorni».
Il ministero della Salute ha emanato una circolare sulla equipollenza dei Green pass rilasciati da Stati terzi, ossia extra Ue, con i requisiti necessari. Oltre ai Paesi dell’area Schengen (non tutti membri della Ue), Stati Uniti, Giappone, Israele e Canada, si è aggiunta ora, con un’ordinanza sempre del ministero della Salute, anche la Gran Bretagna. A differenza degli altri Paesi però, per i quali non è prevista la quarantena, i cittadini del Regno Unito, anche se muniti di green pass, continuano a essere obbligati a una mini quarantena di 5 giorni una volta arrivati in Italia.
Ai cittadini di tutti gli altri Stati extra Ue l’ingresso è consentito (a seconda dei Paesi: sempre o soltanto per lavoro, salute, urgenza e studio) solo previo tampone molecolare o antigenico negativo effettuato nelle 72 ore precedenti l’ingresso nel territorio italiano. E in base alla collocazione nella lista dei Paesi con minori (elenco D) o maggiori (elenco E) restrizioni è prevista una quarantena di 5 o 10 giorni all’arrivo.
Nella circolare sono specificati i requisiti obbligatori dei certificati vaccinali extra Ue perché siano considerati validi in Italia. In particolare le certificazioni vaccinali – si legge nella circolare firmata dal Direttore generale della Prevenzione del ministero Giovanni Rezza – dovranno riportare almeno i seguenti contenuti: dati identificativi del titolare (nome, cognome, data di nascita); dati relativi al vaccino (denominazione e lotto); data/e di somministrazione del vaccino; dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato (Stato, Autorità sanitaria).
Il ministero ricorda che «i vaccini ad oggi accettati in Italia e autorizzati da Ema, sono: Comirnaty (Pfizer-BioNtech); Spikevax (Moderna); Vaxzevria (AstraZeneca) e Janssen (Johnson & Johnson). Le certificazioni vaccinali, in formato cartaceo e/o digitale, dovranno essere redatte almeno in una delle seguenti lingue: italiano; inglese; francese; spagnolo. Nel caso in cui certificato non fosse stato rilasciato in una delle quattro lingue indicate è necessario che venga accompagnato da una traduzione giurata, specifica il ministero.