Il reddito di cittadinanza resta. Ma presto potrebbe essere ritoccato, corretto, rafforzato, mirato. Si pensa anche ad una fusione col Rem, il Reddito di emergenza. E addirittura potrebbe essere collegato alla formazione scolastica di base e alle politiche attive di riqualificazione professionale. Fatto sta che il governo non ha alcuna intenzione di togliere un sostegno da 581,39 euro al mese a 1 milione e 213.793.
Mario Draghi si prende qualche giorno di pausa e comincia le vacanze agostane a Città della Pieve, in Umbria. Sicuramente avendo con sé i dossier delle prossime riforme, quella della concorrenza e quella fiscale, compreso il reddito di cittadinanza. «Sostengo in pieno il concetto alla base del reddito», afferma il premier. E aggiunge che «è troppo presto per dire se verrà ridisegnato, riformato e come cambierà la platea dei beneficiari». Comunque, in autunno il governo rimetterà mano agli aspetti del Reddito di cittadinanza che non hanno funzionato, a partire dal fronte politiche attive.
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Le ultime dichiarazioni del premier Mario Draghi indicano una linea di pensiero diversa da quella di Lega, parte di Forza Italia e Italia Viva. I tre partiti puntano a cancellare la misura di sostegno, ma sembra che non sia intenzione di questo governo. La strada proposta è infatti un’altra. Andrea Orlando, Ministro del Lavoro, ha proposto l’introduzione di una nuova condizione per poter accedere al reddito di cittadinanza e continuare a percepirlo. L’idea è di rendere obbligatori corsi e altre attività formative o di aggiornamento per rendere il cittadino più competitivo nel mondo del lavoro.
La misura di contrasto alla povertà, nata con l’intento di dare un sostegno economico per aiutare a reinserire i cittadini nel mondo del lavoro, non è mai del tutto partita. A metà del 2020 i primi dati sulle conseguenze del reddito di cittadinanza mostravano un rientro nel mondo del lavoro pari a poco meno di 40.000 individui su oltre un milione di beneficiari. Proprio a partire da dati simili sono nate le critiche alla misura.
È stato ancora una volta Matteo Renzi a tornare sull’argomento. Il leader di Italia viva ha prima lanciato un referendum per abolirlo, annunciando che la raccolta firme partirà dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, poi è stato travolto dalle polemiche per un video diffuso sui social del partito, tratto da uno degli incontri di presentazione del suo nuovo libro. Ora Renzi torna sull’argomento nella sua ultima enews, chiarendo ancora una volta la sua posizione: «Il reddito di cittadinanza è un fallimento».
«La verità è che il reddito di cittadinanza non funziona, tutti lo sanno, nessuno lo ammette», dice Renzi. E annuncia: «Io sono pronto a discutere delle misure per lottare contro la povertà, ma questa misura non può essere il sussidio diseducativo e clientelare che non ti avvicina al lavoro, come dimostrano i dati». Secondo il leader di Italia Viva «il lavoro si crea con il JobsAct e con Industria 4.0, non con il Reddito e i Navigator. Poi se uno non ce la fa deve essere aiutato dalla comunità, ma bisogna creare le condizioni perché almeno ci provi».
E a questo sta lavorando il ministro Andrea Orlando. Quella di Orlando è una proposta che pensa al reinserimento delle persone nel mondo del lavoro. Ma come? Secondo il Ministro del Lavoro senza il Reddito di Cittadinanza la crisi economica si sarebbe abbattuta con più forza sulle famiglie in crisi. Per questo motivo vorrebbe infatti introdurre un criterio per ottenere e mantenere il sussidio che permetta al cittadino di diventare competitivo nel mondo del lavoro. Nella sua proposta la misura dovrebbe introdurre l’obbligo di seguire corsi e altre attività formative di studio, aggiornamento e allargamento delle competenze. In questo modo il reddito di cittadinanza diverrebbe un sistema duplice di sostegno e formazione, nell’ottica di aumentare le possibilità di ottenere un lavoro e aumentare il valore di questo lavoro.