La vendetta americana, promessa dal presidente Joe Biden, è stata immediata. Un raid mirato condotto dagli Usa con un drone nella provincia di Nangahar ha ucciso una delle menti dell’Isis-K, l’organizzazione terroristica che ha rivendicato l’attentato all’aeroporto di Kabul in cui hanno perso la vita 13 soldati americani e almeno 170 civili.
«Le forze militari americane hanno condotto oggi un’operazione di controterrorismo contro uno degli uomini di Isis-K che avevano pianificato l’attacco», ha riferito Bill Urban, portavoce dello U.S. Central Command che coordina le forze militari Usa in Medio Oriente e Asia Centrale, riferendosi al gruppo affiliato a Isis in Afghanistan che ha rivendicato l’attentato, nemico sia degli Stati Uniti che dei talebani. «Il bombardamento è avvenuto nella provincia di Nangarhar. Stando alle indicazioni iniziali, abbiamo ucciso l’obiettivo e non siamo a conoscenza di vittime civili».
L’attacco, definito dagli Stati Uniti un’operazione antiterrorismo, è il primo condotto dopo che il presidente statunitense Joe Biden aveva promesso di voler punire gli autori dell’attentato a Kabul, uno dei più gravi dall’inizio dell’operazione statunitense nel paese, vent’anni fa. «Non perdoneremo. Non dimenticheremo. Vi daremo la caccia e ve la faremo pagare», aveva detto Biden durante una conferenza stampa alla Casa Bianca.
Meno di 48 ore dopo l’attentato di Kabul, e a tre giorni dal ritiro definitivo delle truppe americane in Afghanistan, previsto per il 31 agosto, il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha ordinato il bombardamento: una vendetta, ma anche un monito per i terroristi che minacciano un nuovo colpo, un rischio che la squadra per la sicurezza nazionale definisce imminente. «Un altro attacco a Kabul è probabile: le nostre truppe sono ancora in pericolo», ha ammesso la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki.
La minaccia terroristica ha reso però ancora più complesse le disperate operazioni di evacuazione dei civili afghani, che cercano di sfuggire ai talebani. Gran Bretagna e Francia hanno annunciato di averle concluse, i voli charter sono stati sospesi, mentre Ong e società di sicurezza private hanno chiesto ai cittadini afghani di restare a casa, al sicuro, evitando l’aeroporto: l’evacuazione potrebbe ora proseguire in autobus, attraverso il confine con il Pakistan. Il tempo, però, sta scadendo. Venerdì le truppe Usa hanno fatto detonare la Eagle Base, un ex fabbrica di mattoni diventata l’ultimo quartier generale della Cia a Kabul, per evitare che informazioni e apparecchiature finiscano in mano ai talebani. Contemporaneamente, i rappresentanti americani a Kabul hanno chiarito che, salvo limitate eccezioni, non saranno più ammessi civili all’interno dell’aeroporto.