Sì alla risoluzione sull’Afghanistan, ma no alla safe zone. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato – con 13 voti a favore e due astenuti (Russia e Cina) – l’atteso documento in cui si chiede di proteggere i civili afgani e di mettere in sicurezza l’aeroporto di Kabul, ma nel testo manca quello che era considerato un elemento essenziale, ovvero la creazione di una zona protetta nell’aeroporto della capitale gestita dalle stesse Nazioni Unite che potesse garantire la sicurezza per l’arrivo degli aiuti umanitari e per la partenza degli afghani che vogliono lasciare il Paese, dopo il ritiro definitivo degli Stati Uniti.
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Non ha avuto un seguito, quindi, la proposta del presidente francese Emmanuel Macron di stabilire una “zona di sicurezza” all’aeroporto di Kabul, un’area sotto il controllo esclusivo dell’Onu che avrebbe consentito «di continuare le operazioni umanitarie». Nel documento i leader chiedono che «che i talebani onorino l’impegno a consentire agli afghani di lasciare il Paese e che l’aeroporto di Kabul venga riaperto in sicurezza». Il Consiglio di sicurezza, inoltre, prende atto di una «dichiarazione del 27 agosto 2021, in cui i miliziani si impegnano a consentire agli afghani di viaggiare all’estero» e «si aspetta che i talebani aderiscano a questi e a tutti gli altri impegni».
Si riafferma invece «l’importanza di sostenere i diritti umani, compresi quelli delle donne», si chiede di rafforzare gli sforzi per fornire assistenza umanitaria, di consentire un’uscita “sicura” dal paese e permettere un accesso sicuro e senza ostacoli alle Nazioni Unite. Ancora, l’Onu pretende che i talebani continuino a garantire l’accesso senza rischi ai funzionari delle Nazioni unite e chiedono impegno affinché l’Afghanistan non diventi una base per il terrorismo internazionale.
Proprio sull’uscita sicura per gli afghani che vogliono lasciare il paese è intervenuta anche la Farnesina che chiede una «strategia condivisa». In Afghanistan, si legge in una nota del ministero degli Esteri, «prende ora il via una seconda fase, nella quale dovranno essere studiate possibili soluzioni per poter fornire un passaggio sicuro a quegli afghani che vorranno lasciare il Paese anche dopo il 31 agosto». Per questo «occorre adottare una strategia condivisa a livello multilaterale che coinvolga tutti i principali attori internazionali, a partire dai Paesi confinanti».