Il nostro paese non vanta una percentuale straordinaria di lettori. Siamo anzi notoriamente un popolo più di scrittori che di lettori, ed infatti parecchi di noi hanno il classico romanzo nel cassetto che considerano uno dei più grandi capolavori della letteratura. Benché gli sviluppi positivi della lettura sullo sviluppo cognitivo dei ragazzi siano stati già ampiamente dimostrati da psicologi, ricercatori ed educatori, purtroppo la lettura dei libri tra i ragazzi non è ancora una sana abitudine.
Anche se sono aumentati un po’ i numeri dei lettori in concomitanza con l’evento della pandemia, i dati ci vedono sempre tra gli ultimi paesi in Europa, e per i ragazzi è già uno sforzo leggere i libri di scuola. Le nuove generazioni sembrano attratte più dalle informazioni che si possono trovare sul web, più che dai libri, anche se la magia della carta stampata per certi versi è insostituibile. Le immagini, i video e la velocità di trasmissione hanno soppiantato la lentezza della narrazione di una storia scritta anche tra gli adulti che sempre più raramente riescono ad essere da esempio, unico modo per passare la passione per la lettura.
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Trasmettere ai ragazzi la curiosità per i libri e abituarli a leggere fin da piccoli riveste una importanza notevole per lo sviluppo della personalità dell’adulto che verrà. Questo avviene sul piano relazionale, ed emotivo, ma anche sul piano cognitivo, linguistico, e sociale. Il libro e le sue narrazioni insegnano fin da subito a rapportarsi con la vita. Donano ai ragazzi la possibilità di acquisire competenze e strategie per muoversi nella realtà di tutti i giorni e li preparano ad affrontare le varie situazioni che incontreranno da grandi. La lettura è uno strumento di conoscenza. Che ci si creda o meno i ragazzi che leggono sono tendenzialmente più curiosi e creativi. Oltre a stimolare la memoria, l’abitudine alla lettura sviluppa le capacità logiche ed astrattive del lettore ed incrementa la capacità fantastico-immaginativa. Per non parlare dell’ampliamento del proprio vocabolario.
Il numero di parole che la media degli italiani usano per dialogare è molto basso. Il nostro glorioso vocabolario sarebbe ricco di più di 250 mila unità lessicali, senza contare le flessioni dei verbi e dei sostantivi. Secondo il glottologo, Lorenzetti, il numero di parole dicibili o scrivibili in italiano sarebbe molto più alto. Ma in realtà il numero di parole della media dei vocabolari è già altissimo in relazione a quelle che noi tutti nella media utilizziamo. Un ragazzo che si iscrive all’università può arrivare a sentire e ad imparare circa 50 mila lessemi, ma di questo bagaglio fatto anche di molti termini tecnici, finisce per ricordarne e utilizzarne circa ottocento. Il lessico fondamentale può essere incrementato solo da una sana abitudine alla lettura, ed è ciò che migliora la capacità comunicativa e la qualità sintattica e lessicale. Ma non solo.
La scoperta di una nuova parola crea nuovi pensieri. La nostra mente è uno straordinario strumento per la conoscenza del mondo esterno e per quella del nostro mondo interiore. Sento dire da tanti sociologi che i ragazzi sono in un momento di grande crisi di identità, e quando gli viene chiesto quali sono i motivi della loro sofferenza spesso rispondono di non saperlo. Non lo sanno descrivere perché la loro intelligenza emotiva non è quasi mai arricchita da quelle parole che potrebbero aiutarli a descrivere il loro malessere, e i loro stati d’animo. La conoscenza di un nuovo lessema allarga inevitabilmente il panorama delle proprie emozioni. Proprio per questo i ragazzi che amano leggere ottengono in maniera naturale buoni risultati in ambito scolastico e sono più propensi a sviluppare abilità legate alla scrittura oltre ad avere una maggiore facilità relazionale con gli altri e con il mondo. Con la stessa facilità sono capaci di inserirsi nel sociale e di migliorare la propria capacità nel risolvere problemi.
Usando le stesse dinamiche con cui una volta il mito insegnava a rapportarsi con la vita, con i valori, con le emozioni, con la storia e le tradizioni di una civiltà così le pagine dei libri continuano a trasportare messaggi e competenze emotive, e a trasmettere il patrimonio immenso dell’etica e della cultura umana. Una trasmissione che può iniziare già in tenera età, appena con i bambini viene instaurato un contatto comunicativo. Un po’ come facevano le nostre nonne con i loro racconti.
Leggere stimola lo sviluppo cognitivo del bambino. Leggere insieme al proprio bambino è una buona strategia per creare una straordinaria area di interazione che si fissa in maniera indelebile nella loro memoria migliorandone in maniera esponenziale i codici emotivi. La complicità che viene a crearsi rappresenta un solido canale di comunicazione che con il tempo può indebolirsi, cambiare dinamiche o modalità, ma non scompare mai e rimane sempre aperto. La cosa fantastica è che tutto ciò è valido anche per gli adulti. Perciò prima si comincia meglio è. Leggere un libro è un atto d’amore per se stessi. Regalare un libro è un atto di amore ancora più grande e regalarlo a un bambino o a una persona cui si è legati, crea con forza un legame affettivo che durerà per sempre e dona la garanzia di contribuire alla costruzione di una identità, più sicura, più serena e più solare.