Mentre a Pantelleria si contano ancora i danni del disastro causato dalla tromba d’aria che ieri si è abbattuta sull’isola, provocando morti e feriti, il vortice ciclonico si sta spostando sulla Calabria ionica, a rischio nubifragi, con forti piogge e temporali anche su Sicilia, Campania e Basilicata. Alluvioni e trombe d’aria sono conseguenza del riscaldamento del mare a causa dei cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature del mare contribuisce all’innalzamento del livello del mare ed ha conseguenze su quanto accade in atmosfera, dove avvengono i fenomeni meteorologici.
Le trombe d’aria sono cicloni di piccole dimensioni ma molto impetuosi, nascono in concomitanza con cellule temporalesche estremamente violente e possono provocare danni enormi sul loro cammino a causa dell’elevata velocità raggiunta dai loro venti. Quella che si è abbattuta ieri su Pantelleria «molto probabilmente è iniziata con un temporale molto violento, tecnicamente una ‘supercella’. Verosimilmente da questo temporale si è formata una tromba marina che si è spostata poi verso terra, investendo l’isola. Un fenomeno quindi molto circoscritto, come lo sono tutti i tornado. Anche lo spostamento della tromba d’aria dal mare alla terra, il cosiddetto ‘landfall’, è un evento raro, di solito resta sull’acqua», ha spiegato a Repubblica spiega Mattia Gussoni, meteorologo de ilmeteo.it.
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Eventi rari che diventano sempre più frequenti, anche in un mare chiuso come il Mediterraneo, a causa del cambiamento climatico. «È una catena: il cambiamento climatico in atto porta ad un aumento delle temperature e di conseguenza anche un riscaldamento delle acque dei nostri mari – continua Gussoni – Questo si traduce poi in una maggiore evaporazione che provoca una maggior umidità nei bassi strati dell’atmosfera, cioè il carburante necessario per lo sviluppo di queste imponenti supercelle che poi possono generare appunto dei tornado».
Il mare trasferisce più calore all’atmosfera e quest’ultima non può far altro che scaricare violentemente questo surplus di energia sul territorio con piogge molto intense e venti forti. Gli oceani sono un enorme magazzino per il calore in eccesso generato dai gas serra. La zona mediterranea è considerata dagli scienziati un “hot spot” climatico: all’aumento delle temperature terrestri si aggiunge la permanenza di anticicloni africani che consente un maggior soleggiamento e un maggiore riscaldamento delle temperature superficiali del mare. Diversi gli studi che mostrano un aumento graduale delle temperature anche nei mari italiani, si parla di circa due gradi centigradi in superficie negli ultimi 50 anni secondo quanto rilevato dai satelliti. E la temperatura sulla Terra e sul mare è destinata ad aumentare ancora.
L’effetto serra è un fenomeno naturale che permette la vita sulla terra. Alcune componenti gassose dell’atmosfera, tipo il gas serra, pur permettendo alla radiazione solare di raggiungere il globo terreste, impedisce a parte della radiazione emessa dal pianeta di disperdersi nello spazio. In questo modo la temperatura si stabilizza a una temperatura un po’ più alta e confortevole per la vita del pianeta. Di per sé è quindi un fenomeno naturale, ma i suoi effetti sono esasperati dall’aumento delle concentrazioni dei gas serra causato dall’uomo a partire dalla rivoluzione industriale. Di fatto, con perfetta corrispondenza all’aumento della concentrazione dei gas serra, si è assistito all’aumento della temperatura media del pianeta e questo fenomeno è alla base dei disastrosi cambiamenti climatici. La comunità scientifica ha ampiamente dimostrato che la causa dei cambiamenti climatici è umana.
Le cause delle emissioni sono attribuite all’uso di combustibili fossili la cui combustione rilascia la CO2; alla deforestazione e la perdita di altri ecosistemi in cui la biomassa vegetale fissa CO2 togliendola dall’atmosfera; all’aumento degli allevamenti di bestiame che producono CO2 e metano che sono i principali gas serra; all’uso di fertilizzanti azotati che emettono ossidi di azoto; all’uso di sostanze chimiche. Tutto questo ha aumento la temperatura media del pianeta di 1,1°C dai livelli preindustriali e il decennio appena trascorso è stato il più caldo mai registrato. L’attuale obiettivo internazionale è di mantenere l’aumento massimo di 1,5° C. Se la temperatura media del pianeta dovesse superare quella preindustriale di 2°C le conseguenze sarebbero catastrofiche. Gli effetti dei cambiamenti climatici hanno infatti un immenso costo in termini ambientali, sanitari, ecologici ed economici.
Alcuni effetti sono già sotto i nostri occhi: lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento dei mari, con aumento esponenziale di alluvioni ed erosione delle zone costiere; l’aumento di intensità e frequenza di fenomeni meteorologici estremi; l’aumento di intensità e frequenza degli incendi; l’aumento in intensità e frequenza dei fenomeni di pioggia intensa ed eventi alluvionali; l’aumento delle temperature. Nonostante l’aumento della temperatura media è da attendersi periodi di freddo sempre più intenso e pericoloso; la maggior virulenza, morbilità e mortalità delle malattie infettive; la perdita di produttività dell’agricoltura; la perdita di biodiversità, danni economici diretti e indiretti a tutti i settori (agricoltura, silvicultura, turismo, ma anche il settore industriale per carenza di acqua e altre risorse). Nonostante i tanti esempi di impatti molto gravi del cambiamento climatico sui territori, gli ecosistemi e l’uomo, le azioni di contrasto sono ancora insufficienti.