È partita la raccolta di firme per promuovere un referendum per abolire il Green pass obbligatorio. L’ha annunciata un comitato composto da Olga Milanese, avvocato del Foro di Salerno; Luca Marini, docente di diritto internazionale alla Sapienza di Roma, già vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica; e Francesco Benozzo, docente di filologia romanza all’Università di Bologna e responsabile scientifico di centri di ricerca internazionali di antropologia, linguistica e consapevolezza civica.
I promotori del referendum non hanno fatto a tempo ad attivare la piattaforma gratuita (www.referendumnogreenpass.it): il sito è andato in palla per sovraccarico di accessi, 500-600 mila utenti collegati per vedere se è davvero possibile con un clic spazzare via il Green pass sottoscrivendo il referendum per abolirlo. «Una iniziativa – chiarisce il professor Luca Marini – che servirà a dare voce ai milioni di italiani che, da quasi due anni, sollevano dubbi e interrogativi sulla gestione dell’emergenza sanitaria e che ormai assistono quotidianamente alla crescita di un clima di odio e di violenza alimentato anche dalle Istituzioni».
Fra i promotori c’è anche Carlo Freccero, giornalista ed ex consigliere d’amministrazione della Rai; Paolo Sceusa, presidente emerito di sezione della Corte di Cassazione e fondatore della Scuola superiore di diritto e protezione dei minori; Ugo Mattei, docente di diritto civile all’Università di Torino; Alberto Contri, past president della Fondazione Pubblicità Progresso e docente di comunicazione sociale.
Quattro sono i quesiti referendari che riguardano altrettanti decreti legge. Per firmare basta la Spid, l’identità digitale. I promotori invitano anche a sottoscriverli nei punti di raccolta, la cui lista sarà «disponibile non appena sarà completata la vidimazione dei moduli referendari da parte degli uffici competenti».
L’obiettivo è di 500mila firme entro il 30 settembre, secondo quanto stabilito dalla legge. Anche se i promotori sperano che la Cassazione, alla quale toccherà verificare le sottoscrizioni, conceda fino al 30 ottobre applicando estensivamente la dilazione concessa a chi ha presentato i quesiti entro il 15 giugno (eutanasia, caccia e giustizia). Ma anche se per una congiunzione astrale questi referendum riuscissero ad approfittare dell’onda no vax, resta lo scoglio della Corte costituzionale che dovrebbe giudicare sull’ammissibilità di tre referendum proposti su decreti non ancora convertiti al momento in cui sono stati depositati i quesiti (solo quello di aprile lo era). L’avvocato Olga Milanese sostiene che abrogando il decreto originario cade anche la legge e la Cassazione potrebbe in teoria spostare il quesito dal decreto alle legge di conversione.