Dal comune più piccolo d’Italia, Morterone con 27 elettori in provincia di Lecco, alle quattro città più grandi del Paese — Roma, Milano, Napoli e Torino — sono più di 12 milioni gli italiani chiamati domani e lunedì alle urne per scegliere il sindaco e i consiglieri comunali. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 nella giornata di oggi, mentre domani si vota fino alle 15, poi inizierà la spoglio. Per i sindaci il sistema prevede l’elezione diretta: per diventare primo cittadino — nei comuni sopra i 15 mila abitanti — un candidato deve ottenere almeno la metà più uno dei voti validi. In caso contrario, i due più votati andranno al ballottaggio il 17 e 18 ottobre.
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Sei i capoluoghi di Regione coinvolti: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste. Quattordici invece i capoluoghi di provincia: Benevento, Carbonia, Caserta, Cosenza, Grosseto, Isernia, Latina, Novara, Pordenone, Ravenna, Rimini, Salerno, Savona e Varese. Nelle altre regioni autonome il turno di elezioni amministrative si svolgerà una settimana dopo. In Sicilia e Sardegna le amministrative si terranno domenica 10 e lunedì 11 ottobre, con eventuale turno di ballottaggio domenica 24 e lunedì 25. In Trentino-Alto Adige si svolgeranno domenica 10 ottobre con eventuale turno di ballottaggio domenica 24. Infine il 7 novembre, con eventuale turno di ballottaggio il 21 novembre, si svolgeranno le elezioni amministrative straordinarie per i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose.
Oltre che in 1.192 Comuni si vota anche in Calabria per l’elezione del presidente di Regione (a turno unico), indette dopo la prematura scomparsa della governatrice Jole Santelli. In questo caso gli aventi diritto al voto sono 1.893.606, di cui iscritti all’estero 378.583. Inoltre, si voterà anche alle elezioni suppletive per la Camera dei Deputati in due collegi uninominali: a Siena (poco più di 200mila gli aventi diritto al voto), dove il segretario del Pd Enrico Letta corre per il posto lasciato libero da Piercarlo Padoan (andato alla presidenza di Unicredit), e Roma-Primavalle (203mila gli aventi diritto al voto), per il posto lasciato libero da Emanuela Del Re, nominata rappresentante speciale dell’Ue in Sahel.
A Milano tredici candidati per una poltrona. Ma la vera partita si gioca tra Beppe Sala che tenta il raddoppio e il pediatra Luca Bernardo sostenuto dalla coalizione di centrodestra. Fondamentale il risultato del primo tempo. I sondaggi danno Sala vicinissimo alla soglia del 50%. Bernardo con Salvini è sicuro di arrivare al ballottaggio nonostante gli scricchiolii della coalizione. Se ballottaggio sarà, occhi puntati sul risultato della candidata dei 5 Stelle, Layla Pavone. I pentastellati potrebbero essere risolutivi per la vittoria di Sala. Mentre invece si dovrà capire quanti voti toglierà al movimento di Conte Gianluigi Paragone con la sua Italexit. Il parterre è comunque molto affollato soprattutto a sinistra di Sala, con 3 candidati che si richiamano direttamente al comunismo e 2 alla sinistra. Nella partita anche Giorgio Goggi con i socialisti.
Roma batte ogni record: ci sono 22 candidati a sindaco, 39 liste, 1.800 aspiranti consiglieri. Al primo turno i sondaggi indicano un testa a testa tra il competitor di centrodestra, Enrico Michetti, e Roberto Gualtieri, in campo con il centrosinistra, mentre al ballottaggio l’ex ministro dell’Economia sarebbe in vantaggio. Il civico Carlo Calenda, in piazza del Popolo per l’ultimo appello agli elettori, potrebbe sottrarre voti sia al Pd sia a destra, dopo l’apprezzamento espresso dal ministro leghista Giancarlo Giorgetti nei suoi confronti. Le ultime rilevazioni quotano terza la sindaca uscente Virginia Raggi, ma lo scenario è fluido.
A Torino, dove l’uscente Chiara Appendino non si ricandida per via dei guai giudiziari e non è riuscita ad assicurare una successione giallorossa, il volto moderato di Paolo Damilano, 55 anni, imprenditore delle acque minerali, insidia il sogno di rivincita del centrosinistra sconfitto nel 2016. Il M5S ha schierato Valentina Sganga, ma la sfida è tutta tra il candidato del centrosinistra Stefano Lo Russo e Damilano, il quale spera di evitare il ballottaggio: «Questa è l’elezione più importante dal Dopoguerra. E io punto a vincere al primo turno».
A Napoli se dovesse esserci una sorpresa potrà essere solo quella di Antonio Bassolino, che quasi trent’anni dopo essere stato eletto sindaco la prima volta, si gioca il ballottaggio. Lui ci spera, e fa la sua gara sul candidato del centrodestra, il magistrato in aspettativa Catello Maresca, che ha perso per strada la lista leghista e non è mai riuscito a farsi amare da Fratelli d’Italia. Conta quindi soprattutto sul fronte berlusconiano per arrivare al ballottaggio. Dove ci sarà certamente l’ex rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, l’uomo del centrosinistra e del M5s. De Luca ha già messo il cappello sull’eventuale vittoria dicendo che Manfredi è il suo candidato, ma c’è pure Conte che si sta spendendo molto, e la convergenza Pd-5S è la vera singolarità napoletana. Come è singolare che Alessandra Clemente, erede designata da de Magistris, sindaco per dieci anni, appaia del tutto fuori dai giochi.
A Bologna, dove la sinistra governa dal Dopoguerra la sfida è più politica che amministrativa. Matteo Lepore, già assessore della giunta Merola di centrosinistra, è candidato con l’appoggio dei 5 Stelle contro l’imprenditore Fabio Battistini, per il centrodestra, in una corsa a 8. I candidati, per essere eletti al primo turno, devono ottenere almeno il 50%+1 dei voti. In caso contrario, i due più votati si sfideranno al ballottaggio il 17 e 18 ottobre (Qui l’approfondimento sul voto a Bologna).