L’ex commissario straordinario all’emergenza Covid-19, l’ad di Invitalia Domenico Arcuri, è indagato dalla Procura di Roma per corruzione, peculato e abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisto per 1,25 miliardi di euro di 800 milioni di mascherine irregolari dalla Cina durante la prima ondata. Secondo la procura era stato costituito un «comitato d’affari», un «sodalizio» composto da «freelance improvvisati desiderosi di speculare sull’epidemia» e «capace di interloquire e di condizionare le scelte della Pubblica amministrazione». A tutti i livelli.
L’inchiesta vede tra gli altri indagati il giornalista Rai in aspettativa, Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis. Chi ne ha fatto parte ha ottenuto provvigioni «indebite» per oltre 77 milioni di euro, grazie a quello che la Procura di Roma definisce «un certo ascendente» nei confronti della struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri. Ora Arcuri risulta indagato per corruzione, peculato e abuso d’ufficio dai pm Fabrizio Tucci e dall’aggiunto Paolo Ielo. Solo per l’accusa di corruzione i pubblici ministeri hanno già chiesto l’archiviazione, su cui si dovrà esprimere il gip Paolo Andrea Taviano.
La Guardia di Finanza, su disposizione della procura e nell’ambito di questa inchiesta, ha ordinato il sequestro di 800 milioni di mascherine provenienti dalla Cina: dalle indagini è infatti emerso che quei dispositivi di protezione individuale non erano conformi. Arcuri aveva effettuato affidamenti per un valore di 1,25 miliardi di euro a favore di tre consorzi cinesi; l’acquisto era stato effettuato con l’intermediazione di alcune imprese italiane che hanno percepito commissioni per decine milioni di euro.
«L’esame fisico/chimico delle mascherine e dei dispositivi di protezione acquistati, compiuto tanto dall’Agenzia dogane di Roma», scrivono i magistrati, «ha dimostrato che gran parte» dei dispositivi per i quali si è disposto il sequestro «non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme Uni En» e «addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute».