Picco di contagi, oltre 200 morti nell’ultimo report e l’arrivo di una sotto-variante della mutazione Delta. È di nuovo allarme Covid nel Regno Unito. Ora, le domande che si stanno ponendo le autorità britanniche sono essenzialmente due: come interpretare questa impennata di contagi alla luce di una campagna di vaccinazione che procede abbastanza velocemente e, soprattutto, che peso dare alla sotto-variante AY.4.2.
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Non è l’unico sotto-tipo di Delta diffuso in UK, dove è presente da mesi, ma gli scienziati stanno monitorando la sua capacità di trasmissione: la AY.4.2 sembra essere dal 10 al 15% più trasmissibile di Delta, ma i dati sono davvero troppo incerti. La prevalenza di AY.4.2 sta aumentando rapidamente, ma ha impiegato diversi mesi per raggiungere quasi il 10% delle nuove infezioni e il suo tasso di crescita è molto variabile nelle differenti regioni. Sebbene possa avere un vantaggio, non si sta diffondendo con il tipo di velocità «esplosiva» vista per il ceppo Delta al suo ingresso nel Regno Unito. Inoltre, non è ancora molto diffusa al di fuori del Regno Unito: negli Stati Uniti la prevalenza è aumentata, ma in seguito è diminuita o si è attestata a livelli costanti, e questo potrebbe dimostrare che la maggiore diffusione in alcune zone sia il frutto di più fattori casuali concomitanti.
In Italia sono stati identificati i primi 9 casi della nuova AY.4.2, secondo quanto emerge dalle sequenze genetiche contenute dalla banca dati internazionale Gisaid, analizzate dagli esperti del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli. Finora sono state depositate 1.860 sequenze, di queste, la maggior parte proviene dal Regno Unito e le rimanenti sono distribuite, anche se con piccoli numeri, in una decina di Paesi europei fra i quali anche l’Italia.
La AY.4.2 ,che non è ancora considerata una “variante di preoccupazione” (VOC, Variant of concern) né una “variante sotto indagine” (VOI, Variant under investigation), è stata identificata per la prima volta nel luglio 2021 ed è caratterizzata da due mutazioni nella proteina spike con cui il virus infetta le cellule umane, chiamate Y145H e A222V. Entrambe le mutazioni sono già state registrate individualmente in precedenti linee di coronavirus, anche se non in VOC, quindi non sappiamo se abbiano caratteristiche tali da rendere il virus più infettivo, più virulento o più insidioso per i vaccini. In questa fase, gli esperti non ritengono comunque che la sotto-variante AY.4.2 possa prendere piede, anche se indicano possa essere un «ceppo leggermente più infettivo» della variante Delta originaria. Secondo il professor Francois Balloux direttore del Genetics Institute dell’University College di Londra «non è niente in confronto a quello che abbiamo visto con Alpha e Delta, che erano qualcosa come i 50-60% più contagiose del ceppo originario. Qui stiamo parlando d qualcosa di più contenuto, e che attualmente è in fase di indagine. È probabile che sia fino al 10% in più trasmissibile».