Alla vigilia del passaggio del ddl Zan in Senato, il Pd è pronto a tutto: anche a trattare con il centrodestra. Il primo a dare un segnale è stato il segretario dem Enrico Letta: «Chiederò ad Alessandro Zan di fare un’esplorazione con le altre forze politiche per capire le condizioni che possano portare a un’approvazione del testo rapida». Ma non solo. Ha ufficializzato l’apertura a delle modifiche, «purché non siano cose fondamentali, sostanziali, ma mi fido di Zan».
Ma cosa significa nel concreto? Il testo torna a Palazzo Madama e sarà necessario capire se ha i voti sufficienti per passare. Il tavolo di discussione sulle modifiche con il centrodestra e Italia viva (le forze che si oppongono al ddl), non si prospetta facile e finora non è stato possibile trovare un’intesa senza snaturare la legge Zan. Una delegazione del Pd, guidata dal deputato e attivista Lgbt da cui il disegno di legge contro l’omotransfobia prende il nome, in queste ore si prepara alla trattativa con le altre forze politiche. Gli incontri della delegazione dovrebbero tenersi in Senato partendo dalle forze di maggioranza, per poi coinvolgere tutti gli altri gruppi di palazzo Madama.
Sia i renziani che il centrodestra vorrebbero proprio che saltasse il riferimento all’identità di genere. Una modifica che però, non permetterebbe di tutelare le persone trans. Senza contare che l’articolo 1, quello che anche Italia viva chiede di modificare in senso restrittivo, è stato sottoscritto proprio dalla deputata renziana Lucia Annibali. L’altro grande argomento usato dal centrodestra per tentare di bloccare la legge, riguarda le iniziative nelle scuole per la giornata contro l’omotransfobia: attività non obbligatorie e che sarebbero concordate con genitori, presidi e insegnanti, ma che sono contestate dalle destre.
Intanto Alessandro Zan ha riconosciuto che «la partita è complicata», ma si è detto fiducioso «che alla fine si troverà un punto di incontro». Letta ha rivendicato la decisione di non accettare modifiche al testo: «Sono stato molto rigido nei mesi scorsi e questo ci ha consentito di arrivare all’Aula del Senato. Io non voglio lasciare nulla di intentato, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità».
Il problema però rimangono i numeri a Palazzo Madama. Innanzitutto, ci saranno due voti a scrutinio segreto per decidere il via libera all’esame degli articoli del disegno di legge. E l’ago della bilancia rischiano di essere proprio i 18 voti in mano a Italia Viva. E infatti Matteo Renzi ora esulta: «Hanno capito che senza modifiche rischia davvero di non passare. Ci sono punti dello Zan in cui non c’è consenso. Se si modifica il testo in 15 minuti si porta a casa il risultato, ci si mette d’accordo sui tempi alla Camera». Ma il rischio è che le condizioni poste da centrodestra e Italia viva restino inaccettabili.