Nella giornata del simbolico passaggio di testimone dal G20 di Roma alla Cop26 di Glasgow, i leader delle principali economie del mondo hanno concluso il summit con un piccolo accordo sul contrasto al cambiamento climatico, che prevede solo un vago riferimento al raggiungimento delle zero emissioni «entro metà secolo».
Il freno arriva da Cina, India, Russia e Arabia Saudita. Sembra che diversi paesi abbiano spinto per inserire nel documento finale del summit un vincolo più stringente, cioè l’anno 2050, ma abbiano incontrato opposizione. I leader continueranno comunque i negoziati alla Cop26, l’annuale conferenza sul clima organizzata dall’Onu iniziata ieri a Glasgow, in Scozia. Si cerca una difficile intesa sugli impegni, primo tra tutti la deadline del 2050 per l’azzeramento delle emissioni che alcuni Paesi si rifiuterebbero di sottoscrivere, preferendo rimanere sulla scadenza del 2060 come previsto dagli accordi di Parigi.
Il presidente cinese Xi Jinping, nel suo intervento in video conferenza, ha precisato che i Paesi a economia avanzata devono dare l’esempio sul fronte della riduzione delle emissioni e «accogliere pienamente le difficoltà e le preoccupazioni dei Paesi in via di sviluppo, attuare i loro impegni sui finanziamenti per il clima e fornire la tecnologia, le capacità e altro sostegno» a questi Paesi. Un freno al taglio dei gas serra prodotti dai combustibili fossili (carbone, petrolio, metano) arriva anche dalle potenze petrolifere, come ad esempio Russia e Arabia Saudita. Anche loro ferme al target del 2060.
I leader si sono impegnati anche a limitare a 1,5 °C l’aumento della temperatura media della Terra fino al 2030. Per evitare per certo l’aumento di 1,5 °C entro il 2030, le emissioni globali dovrebbero essere ridotte del 45% entro il 2030. L’alternativa per non mancare l’obiettivo più ambizioso è portare avanti una fortissima riduzione dopo il 2030, che però avrebbe un costo molto più alto.
Nelle conclusioni si cita invece la possibilità di creare un fondo da 100 miliardi di dollari l’anno per aiutare i paesi più poveri a contrastare il cambiamento climatico (nel 2020 sono stati circa 80). Su tutti gli altri temi discussi – pandemia, ripresa economica e aumento dei prezzi dell’energia – il testo definitivo dell’accordo contiene soprattutto impegni generici.