La scena sembra quella vista più volte: una carovana di migranti pronta a varcare i confini. Adesso una colonna formata da diverse migliaia di persone (il governo polacco parla di 10mila) si sta accalcando alla frontiera tra Bielorussia e Polonia con la speranza di arrivare in Germania. Una nuova crisi migratoria, dunque, alla porta orientale dell’Unione europea. Ma stavolta costruita ad arte dal dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko.
L’«ultimo dittatore d’Europa», accusato dall’Ue di conservare il suo potere assoluto schiacciando le opposizioni, dirottando gli aerei, ignorando ogni regola vagamente legale, gioca a destabilizzare l’Europa. Le sanzioni economiche imposte dall’Ue infastidiscono Lukashenko e pochi dubitano l’abbiano convinto ad usare l’arma dei migranti contro chi cerca di limitarne l’assolutismo. Quel che sta accadendo al confine polacco è un conflitto con armi non convenzionali per fare pressione sui Paesi europei. Una nuova ondata di migranti, infatti, viene considerata la vera bomba da mettere sotto le radici della comunità dei 27. Un ordigno preparato dalla Bielorussia, ma progettato – secondo Ue e Nato – dalla Russia. Un modo per creare confusione: insieme migranti e prezzi dell’energia alle stelle.
L’obiettivo principale di questa guerra dichiarata è arrivare al cuore dell’Europa: Germania, Danimarca, Olanda, Austria. Già dall’inizio di novembre filtrano in Germania dal confine polacco, chilometrico e indifendibile, 500, anche mille migranti al giorno. Con le migliaia che Lukashenko spinge al confine, i numeri potrebbero salire alle stelle. L’Unione europea orgogliosa paladina dei diritti umani non ha saputo risolvere il problema di Lampedusa senza girarsi dall’altra parte, togliere le navi di soccorso, condividere con l’Italia il peso della migrazione. I suoi avversari l’hanno capito. Dalla Turchia ai trafficanti libici, dal Marocco alla Bielorussia , il punto debole della Ue viene puntualmente sfruttato dai suoi avversari. Sul fronte polacco va in scena l’ennesimo atto dello stesso ricatto.
Per il momento l’Ue sospende l’accordo di facilitazione dei visti. «Il Consiglio – si legge in una nota – ha adottato oggi una decisione che sospende parzialmente l’applicazione dell’accordo di facilitazione del visto Ue-Bielorussia». La sospensione riguarda le disposizioni che esentano i requisiti per le prove documentali, disciplinano il rilascio di visti per ingressi multipli e riducono le tasse per le domande di visto applicate agli esponenti del regime bielorusso. Un’iniziativa, però, che riguarderà solo i membri dell’esecutivo e non i comuni cittadini bielorussi.Ma questa ulteriore crisi migratoria ha in parte provocato gli effetti sperati dalla Bielorussia. L’Ungheria rilancia l’idea del muro per difendere i confini europei. Di certo il dossier migranti da ieri è tornato a essere prioritario nell’agenda europea.