La nuova ondata della pandemia preoccupa l’Europa non solo per le conseguenze sanitarie ma anche per le ripercussioni che le nuove restrizioni potrebbero avere sull’economia. Intanto la ripresa corre anche in Italia, che incassa da Bruxelles la promozione sulla manovra per il 2022 che deve essere approvata entro dicembre. Questo non evita però a Roma di ricevere un invito alla prudenza sulla tenuta dei conti pubblici. A mettere in guardia il nostro Paese (ma anche Belgio, Francia, Grecia e Spagna) è il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, che sottolinea l’aumento della spesa pubblica.
In alcuni paesi, come l’Italia, «stiamo registrando una crescita rapida della spesa corrente», ha spiegato il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. «Invitiamo il governo italiano a introdurre le necessarie misure» durante l’iter di approvazione del bilancio «per limitare l’aumento della spesa». Secondo le più recenti stime comunitarie, la spesa corrente finanziata a livello nazionale è destinata a crescere l’anno prossimo dell’1,5% del prodotto interno lordo. L’attenzione alla spesa e quindi all’andamento dei conti pubblici è resa più necessaria dai rischi di stretta monetaria da parte della Bce. L’istituto monetario ha già annunciato che a causa dell’aumento dell’inflazione ridurrà gli acquisti di debito pubblico sui mercati. Ciò avrà un impatto al rialzo sui tassi d’interesse penalizzando i paesi a più alto debito.
La Commissione europea ritiene che la Legge di Bilancio per il 2022 rispetti gli obiettivi legati al Piano per il rilancio economico (Pnrr). Tra le altre cose, preserva gli investimenti a livello nazionale. Al tempo stesso, l’esecutivo comunitario è deluso dall’aumento della spesa pubblica corrente finanziata a livello nazionale, anche se il debito in percentuale del Pil dovrebbe mostrare un calo – per via della crescita economica – dal 155,6% del 2020 al 151,0% nel 2023.
Sul fronte fiscale, la Commissione europea rimane prudente nel dare suggerimenti all’Italia, anche se i tagli alle imposte previsti dal governo Draghi suscitano interrogativi. «Normalmente non raccomandiamo ai paesi membri particolari obiettivi di raccolta fiscale. È competenza dei paesi membri – ha precisato il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis -. Naturalmente il livello delle entrate deve essere adattato alla spesa, così come i livelli di spesa devono tenere conto delle decisioni e degli sviluppi sul fronte delle entrate».Il timore è che in presenza di misure insufficienti per riformare in profondità l’economia nazionale i tagli fiscali aumentino il disavanzo in modo strutturale.
Infine, sul fronte del lavoro, una analisi comparativa mostra che l’Italia è in una «situazione critica» in campi quali il reddito lordo disponibile, la fine prematura degli studi, la disoccupazione dei più giovani (15-29 anni), il divario nell’occupazione di uomini e donne, e nel tasso di occupazione di coloro tra i 20 e i 64 anni. In posizioni simili la Grecia e la Spagna. Nel corso del 2020, in piena pandemia, a essere colpiti in modo particolare sono stati i lavoratori autonomi.
Le perduranti incertezze sulla ripresa economica inducono alla cautela. Come negli anni passati, l’esecutivo comunitario ha deciso che l’Italia – insieme ad altri 11 paesi membri – dovrà sottoporsi a una specifica analisi per valutare i rischi di squilibrio macroeconomico, peggiorati a causa dello shock provocato dalla pandemia. Lo sguardo corre all’elevato debito pubblico e alle perduranti vulnerabilità del settore bancario. Nel suo rapporto la Commissione europea mette l’accento anche sul forte incremento del debito di società non finanziarie.