Sulla variante Omicron identificata in Sudafrica si sa ancora poco, ma Pfizer e Moderna hanno dichiarato di essere pronte a sviluppare un nuovo vaccino. Secondo gli esperti saranno necessarie almeno due settimane per analizzare gli effetti sulla diffusione del virus e delle oltre 30 mutazioni riscontrate nella nuova variante, per capire se la rendono più contagiosa e in grado di eludere gli anticorpi indotti dal vaccino.
Se servirà un nuovo vaccino contro la variante Omicron del Covid Moderna sarà in grado di «produrlo su larga scala entro l’inizio del prossimo anno». Lo sostiene il capo dei ricercatori dell’azienda statunitense, Paul Burton, secondo quanto riportato dal Guardian. «Dobbiamo essere fiduciosi, abbiamo imparato molto sul Covid e su come affrontarlo», ha detto sottolineando che «è un virus dall’aspetto pericoloso, ma ora abbiamo molti strumenti nel nostro armamentario per combatterlo, quindi sono ottimista». Burton ha spiegato che un’idea più precisa dell’efficacia dei vaccini contro la variante Omicron si avrà nelle «prossime due settimane», ma se sarà necessario un nuovo vaccino, «potrebbe essere prodotto su larga scala entro l’inizio del 2022».
Anche Pfizer- BioNTech sta lavorando a un vaccino aggiornato. La società tedesca BioNTech ha iniziato a sviluppare il nuovo preparato destinato a intercettare varianti, Omicron compresa . I vaccini mRna, in particolare Moderna e Pfizer-BioNTech , sono stati costruiti con una tecnologia che dovrebbe consentire una rapida modifica. Anche gli scienziati di Pfizer hanno dichiarato di poter «adattare l’attuale vaccino entro sei settimane e spedire i lotti iniziali entro 100 giorni in caso di una variante che sfugga all’attuale vaccino», ha affermato Jerica Pitts, portavoce di Pfizer.
Le case farmaceutiche al lavoro da tempo per arrivare pronte nel caso compaia una variante molto diversa dalle altre e capace di «bucare» i vaccini attualmente in commercio. Negli ultimi mesi Pfizer-BioNTech hanno portato avanti ricerche esercitandosi su varianti conosciute di Sars-CoV-2 come Beta e Delta per essere pronte a muoversi velocemente se e quando dovesse emergere davvero una nuova variante «immune escape». Le due società hanno testato un vaccino specifico contro la variante Beta in uno studio clinico randomizzato e controllato con gruppo di controllo che ha coinvolto 930 partecipanti. «Non stiamo svolgendo questi test perché pensiamo di averne bisogno per contrastare questi ceppi, ma per testare tutti i passaggi necessari per aggiornare il vaccino: dalla ricerca pre clinica, alla produzione, ai test clinici fino alla presentazione dei dati agli Enti regolatori in modo da essere pronti e veloci a partire in caso di necessità» aveva dichiarato ad ottobre alla rivista Nature Philip Dormitzer, vicepresidente e direttore scientifico nel dipartimento di sviluppo dei vaccini virali di Pfizer. Uno sorta di prova generale , dunque. Tanto che l’azienda farmaceutica ha sottolineato che non intende mettere in commercio i vaccini creati contro le varianti Beta e Delta.
Anche Moderna ha reclutato 500 partecipanti per testare nuovi vaccini contro Beta e Delta e contro le due varianti insieme. «Lo scopo – aveva affermato Jacqueline Miller, vicepresidente senior e capo della ricerca sulle malattie infettive presso Moderna – è stabilire un percorso rodato che potrebbe rivelarsi utile in futuro su ceppi che potrebbero rivelarsi più resistenti ai vaccini».