L’agenzia di rating Fitch promuove l’Italia alzando di un gradino il rating del Paese portandolo a BBB da BBB- con outlook stabile. Il giudizio positivo sulla sostenibilità del debito pubblico è il primo dal 2002 e chiude un calendario degli esami autunnali che è stato caratterizzato dal miglioramento dell’outlook (da stabile a positivo, con tripla B) comunicato da Standard & Poor’s a ottobre e dalle due conferme arrivate da Moody’s (Baa3 con outlook stabile) e Dbrs (BBB-high, outlook negativo).
LEGGI ANCHE: Cosa sono le agenzie di rating
Il giudizio positivo significa che l’agenzia di rating attribuisce al governo una buona strategia di consolidamento dei conti pubblici di medio termine. Ritenendo buona la dinamica della ripresa economica più forte delle attese che concede maggior fiducia nelle prospettive di crescita specie se suffragata da «riforme strutturali». La prima è quella della giustizia, dove Fitch riconosce il cambiamento dopo i passati tentativi falliti. Ma sono necessarie altre riforme in cantiere, al momento appena abbozzate e già sottoposte ai veti incrociati delle forze politiche.
Fitch prevede una crescita del 6,2% per il 2021, del 4,3% nel 2022 e del 2,3% nel 2023 grazie all’aumento degli investimenti pubblici e privati. L’andamento favorevole di crescita e bilancio pubblico portano l’agenzia di rating a rivedere al meglio la traiettoria del debito, stimandola al 154% del Pil a fine 2021. L’agenzia di rating prevede una riduzione del disavanzo all’8,9% del Pil rispetto alla previsione precedente che la fissava all’11,4%. Fitch si aspetta che la crescita del Pil torni al livello pre-pandemico nel primo trimestre 2022.
«La decisione di Fitch corona una serie di valutazioni positive rilasciate da cinque altre agenzie di rating, che in queste settimane hanno migliorato il loro outlook sul paese – spiegano dal ministero del Tesoro – Queste decisioni confermano la solidità della linea di politica economica perseguita dal Governo e l’esigenza di proseguire con vigore sulla strada delle riforme e degli investimenti, secondo il piano concordato con l’Europa».