Mattarella non ripete. Il capo dello Stato uscente non vuole concedere il bis. Un’opinione ben nota quella del capo dello Stato e ribadita in più occasioni. È dal discorso di fine anno del 2020 che il presidente del Repubblica spiega di non essere disponibile per una eventuale rielezione. Ma i retroscena politici venuti fuori nelle scorse costringono il Quirinale a intervenire nuovamente sul dibattito relativo alle manovre per una sua eventuale conferma.
Nei giorni scorsi il Partito Democratico ha depositato un disegno di legge che modificherebbe la Costituzione vietando la rielezione del presidente della Repubblica e abrogherebbe il cosiddetto semestre bianco, ovvero il divieto per quest’ultimo di sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi del suo mandato. Il disegno di legge è stato interpretato da molti come un modo per convincere Sergio Mattarella a essere eletto per un secondo mandato consecutivo. Le interpretazioni dei giornali si devono al fatto che un disegno di legge costituzionale debba essere approvato da ciascun ramo del Parlamento in due distinte votazioni, tra le quali devono intercorrere almeno tre mesi. È dunque impossibile che la modifica venga approvata prima della fine del mandato di Mattarella, il prossimo 3 febbraio, e dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Il disegno di legge, a firma dei senatori Dario Parrini, Luigi Zanda e Gianclaudio Bressa, è stato quindi visto da molti come un modo per persuadere l’attuale presidente della Repubblica ad accettare una rielezione alla scadenza del suo mandato, con la promessa che dal suo successore in poi una rielezione non sarebbe più possibile. Secondo queste interpretazioni, la rielezione di Mattarella sarebbe «a tempo», fino all’approvazione del disegno di legge o comunque fino alla scadenza della legislatura nel 2023.
In questo modo l’impasse per il Colle si sbloccherebbe: Mattarella sarebbe confermato sbarrando la strada a nomi provenienti dal centrodestra, Mario Draghi rimarrebbe a Palazzo Chigi e il voto anticipato sarebbe scongiurato. Tutta questa ricostruzione, però, è stata completamente smentita dal Colle. «La circostanza che in parlamento si proponga di inserire nella Costituzione questo divieto – alla rielezione di un capo dello Stato uscente – è motivo di ulteriore conferma della ben nota opinione dell’attuale presidente», si legge in una nota del Quirinale.
Una posizione che il capo dello Stato ha espresso più volte, anche citando i messaggi al Parlamento dei suoi predecessori. È il caso di Antonio Segni e Giovanni Leone, che già in passato avevano manifestato l’opportunità di inserire il divieto di rieleggibilità del Presidente della Repubblica con la contestuale abolizione del semestre bianco. E dunque Mattarella, favorevolissimo al divieto di rielezione, ha apprezzato l’iniziativa del Pd. Ma resta fermo sulle sue posizioni: come ha più volte ripetuto, il suo mandato al Quirinale sta per finire. Il dodicesimo presidente non gradisce il bis. Ai partiti servirà trovare un altro nome.