Le incognite sul nome del prossimo presidente della Repubblica sono ancora tante. Ma una certezza adesso c’è: il 24 gennaio alle ore 15 il Parlamento si riunirà per la prima seduta comune. Il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, sentito il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha confermato la data per l’inizio delle votazioni per eleggere il successore del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L’avviso di convocazione verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di oggi.
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Sulle modalità delle votazioni al momento non è stata presa ancora nessuna decisione. Si sta ragionando sull’adozione di misure anti-Covid, così da evitare assembramenti davanti alle urne e ridurre i rischi di contagi. «Nelle prossime due settimane all’attività ordinaria della Camera si affiancherà quella di preparazione al voto – spiega su Facebook il presidente della Camera – Siamo al lavoro insieme al collegio dei questori per definire l’organizzazione e le misure per garantire la piena operatività e sicurezza del voto». Al di là delle strategie politiche che prenderanno forma nelle singole votazioni, lo spettro della ripresa dei contagi Covid spinti variante Omicron, potrebbe mettere a rischio la presenza in Aula di deputati, senatori, delegati delle Regioni ma anche dei funzionari parlamentari. La pandemia è un fattore di incertezza tutt’altro che secondario sulla corsa al Colle.
Con la comunicazione di Fico si dà il via alla procedura standard normata in tutto e per tutto dalla Costituzione. Nella fattispecie, in base all’articolo 85, «trenta giorni prima che scada il termine» del settennato, «il presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica». Sergio Mattarella si è insediato il 3 febbraio 2015, i trenta giorni quindi scattano da oggi. Fico ha seguito la prassi e i precedenti: fatta eccezione per la prima legislatura repubblicana, quando le Camere si insediarono l’8 maggio e l’elezione per il Capo dello Stato prese il via il 10, in quasi tutte le altre occasioni sono sempre trascorsi tra i 10 e i 20 giorni tra la convocazione e l’inizio del voto.
Come prevede l’articolo 83 della Costituzione il voto per eleggere il presidente della Repubblica è a scrutinio segreto: occorre una maggioranza di due terzi dell’assemblea, ma dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. A questo giro i Grandi elettori sono 1007, cioè il risultato della somma dei 629 deputati (il 630esimo posto è quello del dem Roberto Gualtieri, non ancora sostituito dopo l’elezione a sindaco di Roma) dei 320 senatori (sei a vita e 314 eletti, con un seggio vacante) e 58 delegati locali. Questi ultimi sono la somma dei tre rappresentanti inviati a Roma da ogni Regione: sono due per la maggioranza e uno per l’opposizione, a parte la Val d’Aosta che ha diritto a un solo voto. I delegati regionali non sono stati ancora eletti ma, stando a chi governa le Regioni, dovrebbero essere 33 del centrodestra e 25 al centrosinistra. Visto che come detto nelle prime 3 votazioni serviranno i 2/3 dei voti, quella soglia sarà fissata a 672. Dopo il terzo scrutinio basteranno invece 504 preferenze per salire al Quirinale.