Nel tentativo di disinnescare uno dei momenti di maggiore tensione tra Russia e Occidente degli ultimi decenni, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken ha incontrato a Ginevra il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, senza però riuscire a trovare un accordo. Dallo scorso novembre il governo russo sta ammassando migliaia di soldati vicino al confine dell’Ucraina orientale, minacciando di intervenire se l’Occidente, o meglio la Nato, non decida di rinunciare a tenere l’Ucraina sotto la sua influenza, e quindi non mostri con chiarezza di voler rinunciare al processo di “allargamento a est”.
Negli ultimi giorni le preoccupazioni di un eventuale intervento russo si sono fatte ancora più intense e ci sono ragioni per credere che il regime di Vladimir Putin stia effettivamente pensando a un’operazione militare di qualche tipo. I frequenti contatti bilaterali e multilaterali tra Usa e Russia sulle garanzie formali di sicurezza in Europa, chieste da Mosca sia alla Nato che agli Usa, non hanno portato a una svolta: la Russia ha ammassato 100mila soldati al confine ucraino e ha tenuto manovre militari congiunte con la Bielorussia annunciando esercitazioni con Cina e Iran nel Mediterraneo, nell’Atlantico e nei mari del Nord. Allo stesso tempo gli Stati Uniti hanno autorizzato l’Estonia, la Lettonia e la Lituania a trasferire missili anti-aerei Stinger alle forze ucraine, e si sono intensificate le consegne di missili anti-carro Javelin dal Regno Unito all’Ucraina.
Capire cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni non è per nulla facile. Quello che si sa è che l’espansione a est della Nato è considerata una questione di enorme importanza per la Russia: una minaccia alla propria sicurezza nazionale, che va contrastata soprattutto evitando che il prossimo paese a farne parte sia l’Ucraina.
Putin vorrebbe che la Nato, l’alleanza militare di cui gli Stati Uniti sono leader informali, fornisse una garanzia ufficiale di rinuncia a fare entrare l’Ucraina nell’organizzazione (anche se per ora è intenzionata a farlo) e a espandere quindi la propria presenza verso est. In questi giorni diversi analisti hanno menzionato il lungo articolo pubblicato da Putin lo scorso luglio in cui il presidente russo parlava della «storica unità tra russi e ucraini» e sosteneva, in sostanza, che l’Ucraina appartenesse alla Russia e che la formazione di un’identità nazionale ucraina staccata dalla Russia fosse da considerarsi un «progetto anti-Russia».
La situazione si è ulteriormente complicata negli ultimi giorni a causa di alcune dichiarazioni del presidente statunitense Joe Biden, che sono state percepite come dimostrazione della debolezza della Nato e interpretate come una vittoria per Putin. La dichiarazione più controversa è stata quella di Biden, che mercoledì aveva detto che una «piccola incursione» della Russia in Ucraina avrebbe portato ad «avere litigi» con gli alleati europei sulla risposta da adottare. Queste divisioni, come ha scritto il New York Times, «potrebbero incoraggiare il leader russo a lanciare un attacco limitato ma comunque assai dannoso per l’Ucraina».