È ancora una volta il Regno Unito del premier Boris Johnson a dare un’accelerata verso la fine della pandemia. «Entro fine mese coloro che contraggono il coronavirus non dovranno più sottoporsi alla quarantena», prevede Johnson durante il Question Time della Camera dei Comuni. Il suo obiettivo è quello di smantellare le misure con un mese di anticipo rispetto al 24 marzo, la data in cui si pensava all’inizio di eliminare le restrizioni.
Il primo ministro britannico ha affermato che presenterà la strategia del governo per convivere con il Covid, cambiando quindi il modo di trattare la malattia e iniziando a ragionare non più come una pandemia ma come una endemia, il 21 febbraio. Fra le misure che si pensa di abolire c’è anche l’obbligo legale di quarantena per i positivi, rimarranno solo delle raccomandazioni, come ha precisato un portavoce di Downing Street: «Ovviamente se qualcuno ha l’influenza, noi non raccomandiamo che vada al lavoro, allo stesso modo non raccomandiamo mai a nessuno di andare a lavorare quando ha una malattia infettiva». Al momento chi ha contratto il Coronavirus deve rimanere in quarantena per cinque giorni.
Il 27 gennaio scorso erano già state eliminate alcune restrizioni, come il Green pass (introdotto a dicembre e solo per discoteche e grandi eventi) e l’obbligo di indossare la mascherina nei negozi e sui mezzi pubblici.
Secondo i critici del premier, la mossa di Johnson dovrebbe essere il volano per togliersi dall’imbarazzo dello scandalo partygate (la festa natalizia con staff e politici nel 2021 e un simile evento nel dicembre 2020) e dalle ricadute politiche sulla sua immagine e credibilità. Ma si basa anche su una tendenza consolidata dagli ultimi dati, che vedono una flessione su base settimanale dei contagi superiore al 20% e delle ospedalizzazioni di oltre il 10%.