Sale ancora la tensione sull’Ucraina. Difficile dire quanto le tante dichiarazioni russe siano propaganda e quanto reali segnali di escalation che potrebbe sfociare nel conflitto armato. Secondo gli Stati Uniti Putin ha ormai ammassato lungo il confine truppe e mezzi sufficienti per invadere il paese. E secondo l’emittente Cnn un attacco potrebbe scattare prima della fine delle Olimpiadi invernali di Pechino, quindi entro il 20 febbraio prossimo.
Dagli Stati Uniti continuano ad arrivare valutazioni allarmanti della situazione. Dopo aver invitato a sua volta i suoi cittadini a lasciare l’Ucraina, Washington ritiene che un attacco da parte russa sia possibile anche con i Giochi Olimpici in corso, dunque, nel brevissimo periodo: lo ha confermato il segretario alla difesa e alla sicurezza nazionale Jake Sullivan. «La Russia sta cercando un pretesto per invadere l’Ucraina», ha sottolineato Sullivan chiarendo però che gli Usa non ritengono che Putin abbia preso una decisione finale a proposito dell’invasione. «Il rischio è alto – ha concluso – e la minaccia è abbastanza imminente». Nelle previsioni del funzionario, un attacco della Russia in Ucraina comincerebbe probabilmente con dei bombardamenti aerei. Joe Biden intanto potrebbe parlare ancora una volta con presidente russo.
Intanto, il primo ministro britannico Boris Johnson si spinge a dire agli alleati occidentali di «temere per la sicurezza dell’Europa», secondo quanto confermato proprio da Downing Street. Il ministero degli Esteri britannico ha avvertito i connazionali di non recarsi in Ucraina, invitando i cittadini sul posto ad abbandonare il Paese fino a quando ci sarà la disponibilità di mezzi.
L’Europa intanto mette a punto le sanzioni che dovranno scattare in caso di attacco militare. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha avuto una conversazione per videoconferenza con il presidente americano Biden. L’obiettivo è definire una risposta «efficace» quanto «unitaria». Le ritorsioni prevedono anche l’esclusione delle cinque maggiori banche russe dal business con l’Occidente . Non si esclude anche il settore energetico anche se si tratterebbe di una leva di ultima istanza dal momento che utilizzarla produrrebbe effetti economici molto dannosi per gli importatori europei di gas russo, Germania e Italia in primo luogo.
Linea sposata dal premier italiano Mario Draghi: «È stato condiviso – si legge in una nota di palazzo Chigi – lo scenario rappresentato e confermata l’esigenza di assicurare una ferma postura di deterrenza, mantenendo aperto il dialogo con Mosca anche per dare attuazione agli accordi di Minsk. È stato approfondito l’esame delle sanzioni che verrebbero adottate in caso di aggressione all’integrità territoriale dell’Ucraina. Draghi sostiene l’opportunità di sanzioni gravi, pur continuando a sperare in un utile dialogo».